VITTORIO IACOVACCI NELL’URLO E NELLE LACRIME DEI SUOI COLLEGHI DEL 13° GORIZIA
Roma- E’ successo il 6 giugno, a Roma, in occasione della Cerimonia per il 208°Annuale di Fondazione dell’Arma. Il Carabiniere Vittorio Iacovacci è stato insignito della Medaglia d’oro al valor militare, il massimo riconoscimento italiano nell’ordinamento militare. C’erano tutte le articolazioni dell’Arma, le autorità politiche e militari, la gente comune e i giornalisti. Poi, però, tra le compagnie schierate, c’era un plotone di operatori del 13°reggimento Friuli Venezia Giulia, meglio conosciuto come “Reggimento Gorizia”. Esattamente il Reparto in cui il Carabiniere Iacovacci era e sarà effettivo nella memoria dei suoi colleghi che, ieri, alla lettura della motivazione della Medaglia d’oro, hanno urlato all’unisono “Gorizia” per gettare fuori la rabbia e l’emozione che solo chi vive certe realtà sa quanto sia facile morire. Sì, facile morire perché proprio quel Reggimento, il Gorizia, conta il più alto tributo in termini di uomini della 2^Brigata Mobile.
Uomini altamente specializzati che vanno dove gli altri non vogliono andare e sono pronti a mettere a rischio la propria vita per assolvere al dovere e onorare gli ideali, esattamente come ha fatto il giovane Carabiniere Iacovacci.
Alle cerimonie si urla: i reparti da sempre urlano per vanto, per spirito di appartenenza, per evocare la presenza attraverso la voce o per accompagnare la marcia.
Ieri, però, a Tor di Quinto, l’urlo aveva una più nobile ragione e, infatti, ha fatto rumore, molto rumore. L’urlo ha toccato l’anima del padre di Vittorio presente per ricevere l’onorificenza dell’amato figlio e ha colpito anche il Comandante Generale Luzi che, alla fine della cerimonia, si è defilato per spogliarsi delle celebrità e raggiungere il plotone di Vittorio.
Poche parole ma tanto è bastato per riconoscere in quell’urlo tutta la stima di un Comandante verso quegli uomini che custodiranno, meglio di tutti, il ricordo di un fratello morto per questo Paese.
SIM CARABINIERI