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Sempre più regole inutili e meno Comandanti veri!

Roma – La circolare sui Comandanti di Stazione sta creando sgomento e rabbia nei presidi principali dell’Arma.
Ci si domanda perché, in questo periodo drammatico per tutti, viene messa in discussione la figura del Comandante di Stazione. La storica e consolidata vicinanza al cittadino, anche nei luoghi più sperduti del paese, che caratterizza la figura del Comandante di Stazione sta proprio in quella sinergia di rapporti e fiducia che il carabiniere tesse da decenni: è nel vivere e crescere assieme, in quel contesto sociale dove l’umanità prevale sulle regole, che il Carabiniere assume un significato e valore diverso rispetto alla figura del rigido poliziotto.
Mettere in discussione oggi, in questo periodo drammatico per tutti, la figura più importante dell’Arma e di tutte le forze di polizia, è come attribuire le responsabilità dei propri errori su chi ci sta vicino, su chi realmente è in strada vicino ai cittadini, terminale già sempre più solo e che oggi si vuole  isolare ulteriormente. Un sistema di sicurezza che va al più presto rinnovato, perché fatto di dirigenti di polizia che dispongono servizi anche ai carabinieri, e di Ufficiali comandanti dell’Arma che non oppongono più alcuna resistenza al fine di non aver “problemi” di carriera, per cui anche semplici interlocuzioni per difendere le prerogative dell’Arma possono diventare dei potenziali problemi.
Così quei Comandanti di Stazione – quei Sottufficiali unici superstiti con dignità di comando nell’Arma – oggi vanno colpiti per “curare” non si sa cosa,  se non l’assenza dei loro superiori che pare abbiano abdicato al comando.
Far passare il messaggio che dopo dieci anni il Comandante di Stazione debba emigrare per altri lidi, poiché probabilmente compromesso e non più affidabile, è un’offesa per tutti quei Comandati delle Stazioni che giornalmente, con pazienza, dedizione e spirito di sacrificio portano avanti la “carretta Arma”. L’esercizio di potere discrezionale del trasferimento non trova in questo caso l’efficienza e la funzionalità dell’apparato delle Forze Armate, nell’interesse primario al cui concreto soddisfacimento è vincolata l’Amministrazione militare.
Le solite “tiritere” insomma! Oggi ci chiediamo quali siano gli impedimenti al trasferimento di un Comandante infedele o “ingombrate”, a qualsiasi livello anche Provinciale, Regionale e Interregionale. La risposta? Nessuna. Non c’è nessun impedimento: le motivazioni vengono sbandierate puntualmente al Consiglio di Stato, quando esibiscono la famosa e acclarata sentenza a costante giurisprudenza amministrativa che, infatti, ha sempre ritenuto che i provvedimenti di trasferimento d’autorità sono qualificabili come ordini, rispetto ai quali l’interesse del militare a prestare servizio in una sede piuttosto che in un’altra assume, di norma, una “rilevanza di mero fatto”, che non abbisogna di una particolare motivazione né di particolari garanzie di partecipazione preventiva, quale è quella di cui all’art. 7 della L. 241/1990.(Consiglio Stato, sez. IV, 11 novembre 2010, n. 8018).
Quindi oggi chi ha le responsabilità di vigilare, detiene tutti gli strumenti per rimuovere, prendendosi le responsabilità che gli competono, mentre per il personale che malauguratamente si ritrova coinvolto in questo vortice, le garanzie di opporsi sono quasi nulle.
Allora perché questa circolare salva coscienze?
Naturalmente non possiamo non pensare che, dopo alcuni recenti fatti di cronaca che hanno visto coinvolti militari dell’Arma, qualcuno abbia promesso che saremmo intervenuti energicamente al fine di stroncare quei sodalizzi venutisi a creare a seguito di lunghe permanenze, così massacrando l’onorabilità della figura storica del Comandante di Stazione, di fatto eludendo chi realmente ha la responsabilità di non aver voluto la responsabilità.
In un’Arma nella quale oggi è sempre più marcato il timore di Comandare, nessuno o pochi vogliono intraprendere la strada dell’assunzione di responsabilità di quelle azioni giuste da attuare, dimostrando che la meritocrazia non passa dalle circolari ma dalle azioni di uomini, comandanti veri, che realmente fa piacere chiamare COMANDANTI .

 

Antonio Serpi
Segretario Generale Nazionale SIM Carabinieri
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