Salvo D’Acquisto, un atto d’amore (di Emanuel Fatello)
ROMA – In occasione dell’anniversario del sacrificio di Salvo D’Acquisto, Medaglia d’oro al valor militare, abbiamo il piacere di pubblicare una poesia che ci è giunta nei giorni scorsi da parte di un poeta nostro lettore. Ci complimentiamo con l’autore per il suo scritto, ringraziandolo per aver scelto il SIM Carabinieri per ricordare e continuare a tramandare l’eroico gesto di un giovane Carabiniere ” morto da eroe. Impassibile anche di fronte alla morte” come nelle parole dei suoi stessi carnefici.
” La guerra nel suo macabro passaggio per tutti è sempre fonte di supplizio, così fu per l’Italia di Badoglio che aveva proclamato l’armistizio, così fu pure il 23 Settembre di quel Quarantatré a Torrimpietra, frazione dell’odierna Fiumicino: esempio di chi lotta e non arretra.
Un caso maledetto, un’incoscienza da parte di tedeschi poco accorti nel maneggiare casse di esplosivi fu causa di feriti e di due morti: e là nella caserma abbandonata l’orgoglio prese fuoco come paglia, piuttosto che accettare quell’errore attuarono un’iniqua rappresaglia. E senza alcun criterio nè ritegno fu preso il buon fornaio e lo spazzino, un uomo con a casa tre fanciulli, insieme a un tredicenne ragazzino; Attilio con Armando padre e figlio, Vittorio che per tutti era Carnera costretto lì a scavare assieme ad altri la buca a mani nude fino a sera.
Più volte tentò il giovane D’acquisto, quel giorno per un caso comandante, fedele all’esser suo Carabiniere, di porre freno in modo mai arrogante al fine da quell’altro prefissato di dare una lezione a quel paese, colpito dal delirio di chi affonda e vuole fare sue vane pretese. Trascorse ormai sei ore di fatica gli ostaggi rassegnati e disperati, tenendosi per mano a farsi forza, si posero sul bordo allineati: scemato ogni barlume di speranza in aria riecheggiò: “Forza puntate”, al quale replicò con convinzione: “Fermatevi, è un errore, non sparate“.
Ognuno guardò l’altro non capendo chi avesse regalato quel ristoro; “Il dolo è stato mio” gridò D’Acquisto, “Punite solo me, lasciate loro“. Sapendo che non era sua la colpa due volte l’altro chiese la conferma, ma senza esitazione nella voce due volte la risposta restò ferma.
Fu Salvo nel suo nome, e salvatore per ventidue persone condannate in modo certo ingiusto ed arbitrario quel pomeriggio ormai di fine estate.
Il dito che fa leva sul grilletto la vita circoscrive in un secondo, così che nel bagliore d’un momento trascorrono le immagini di un mondo: i giochi, le risate, nonna Erminia, l’indomito Vesuvio che si tende in quell’azzurro cielo innanzi al golfo, la via che dal Patrono il nome prende. Un tremolio percorse le sue membra, sentì il respiro farsi più affannato, cedettero le gambe solo un poco, pensando al suo futuro terminato; persino il sole che troneggia in cielo non seppe tollerare quell’affronto e non avendo modo d’eclissarsi nascose la vergogna nel tramonto.
Lo sguardo corse al cielo in un sorriso di chi non maldiceva nè imprecava, capace di scrutare tra le nubi Colui che da bambino tanto amava; gli ostaggi liberati nello scambio lo udirono gridar: “Viva l’Italia!”, poi venne consegnato nella storia dall’ultimo stridore di mitraglia.
Riecheggiano nell’aria le parole, vestite di un profondo sentimento, che un giorno pronunciasti con ardore ed oggi sono degno testamento: “Dovessi anche morir per altri cento io so rinascerei altre cento volte perchè è presente Dio sempre al mio fianco e le preghiere mie saranno accolte“.
Adesso che sei stella tra le stelle in una sorte amara condivisa fra tanti che hanno offerto anche la vita, sai dare vanto e lustro alla divisa: così quel giorno diventasti padre di tanti figli ancor non generati che senza il sacrificio che tu offristi di certo non sarebbero mai nati, offrendo il dono sacro della vita, scrivendo gesta e nome nella gloria, così che muoia il corpo, lui soltanto, ma resti imperitura la memoria.”
EMANUEL FATELLO per SIM CARABINIERI