Riprese video agli operatori di polizia: vogliamo il Garante dei diritti dei Carabinieri!
L’ennesimo video che vede protagonisti due carabinieri mentre fermano un giovane, è stato dato in pasto ai famelici detrattori dei social: Offese, insulti, spintoni: “oh!….sveglia! adesso sono ca@@i vostri!” etc. etc.
Crediamo che la questione meriti una riflessione, possibilmente serena e pacata. Nessuno mette in dubbio il contenuto della Garante della Privacy con la nota 14755 del 5 giugno 2012 con la quale viene stabilito che:
“I funzionari pubblici e i pubblici ufficiali, compresi i rappresentanti delle forze di polizia impegnati in operazioni di controllo o presenti in manifestazioni o avvenimenti pubblici, possono essere fotografati e filmati, a meno che non vi sia un espresso divieto dell’Autorità pubblica”.
Abbiamo altresì ben chiara la sentenza della Cassazione Penale, Sez. IV, datata 24 gennaio 2012, n.10697, che recita: “Tutto quello che l’occhio umano può vedere, può anche essere fotografato e ripreso”.
Sul punto si è espressa anche la 2^ Sezione della Corte di Giustizia Europea, citando in merito la Direttiva sulla tutela delle persone fisiche e dei dati personali. In sintesi, la registrazione è lecita anche se effettuata non per fini giornalistici, anche se chi registra non è un giornalista e a prescindere dal mezzo di diffusione utilizzato. Infatti, l’utilizzo delle registrazioni e la loro diffusione dovrà essere vagliata dal giudice di merito e non dalla Polizia operante, che può identificare chi effettua le registrazioni, comunicare loro la volontà di non essere ripresi dichiarando altresì che non prestano il consenso alla diffusione delle immagini.
Fin qui la teoria, le sentenze, la giurisprudenza, il diritto, i palazzi decorati con stucchi, dipinti e arazzi sui muri ed aria condizionata. Quando però si perde la corrispondenza con la realtà, quando non vi è aderenza con il mondo reale, la teoria rimane teoria, il primato del diritto è indiscusso ed indiscutibile ma la realtà ti restituisce un’altra verità: nel video in questione, gli agenti di polizia locale ripresi restano immobili, pur essendo anche loro agenti di polizia giudiziaria. Non coadiuvano i Carabinieri, non allontanano i giovani che spintonavano e strattonavano gli operanti. E perché? Si può negare forse che è oltremodo diffuso il sentimento di timore che incombe su qualunque operatore su strada, di essere ripreso da una telecamera?
Il timore non è quello di essere ripresi nel corso del proprio operato (male non fare, paura non avere), ma sappiamo benissimo che i video vengo montati e tagliati ad arte, si pubblica la reazione delle forze di polizia e non i momenti antecedenti. Nessuno vuole essere deriso, messo alla berlina dal cineoperatore di turno che poi pubblica il filmato per qualche pugno di like in più, brandendo il telefonino come un machete, come un’arma di ricatto!
Sogniamo un mondo in cui questi leoni da tastiera pubblicheranno anche i mafiosi che prendono il pizzo, quelli che spacciano in discoteca o al parco, avvicinandosi loro con lo stesso piglio, con la stessa boria e con i medesimi sentimenti di pretesa giustizia. Ma sappiamo bene, ovviamente, che questo non accadrà mai.
La riflessione serena è questa: qualcuno “nelle stanze dei bottoni”, lo ha capito che i colleghi per strada non operano perché non hanno i mezzi, non hanno il taser, non hanno la body cam, non sanno come fermare il pazzo di turno senza bloccarlo fisicamente, esponendosi e mettendo a repentaglio la propria incolumità? Oppure dobbiamo pretendere che, oltre il sacrificio fisico, gli operatori debbano essere ben disposti al pubblico ludibrio, alla gogna mediatica senza alcuna forma di tutela? Senza regole di ingaggio?
Certo! Possiamo immaginarlo sfogliando i polverosi libri di diritto, possiamo idealizzarlo e concretizzarlo nelle direttive nei nostri confortevoli grattaceli a vetro delle prestigiosissime istituzioni internazionali, forti di una più che consistente e consolidata giurisprudenza: però, poi, non meravigliatevi se per strada troverete operatori con le braccia conserte o timorosi di intervenire, poiché siamo stanchi di affrontare umiliazioni in rete e processi nei tribunali mediatici.
Siamo stanchi, poiché consapevoli che alle persone che diffondono questi video diffamatori, denigratori, spesso non si riesce a risalire e, quando vengono identificati, hanno decine di scusanti, esimenti, quali il diritto di cronaca, il diritto di fotografare e filmare ciò che vogliono!
L’occasione però è propizia per richiedere provocatoriamente (e neanche tanto), l’istituzione del “Garante per i diritti dei Carabinieri e degli operatori di polizia in genere”. Occorrerebbe istituire quella figura che possa tutelare uomini e donne in uniforme che ogni giorno sono ostaggio dei telefonini di chi viene fermato e controllato e lancia la “live” su Instagram, Facebook, provocando ed offendendo l’operatore di turno che magari sta semplicemente elevando una contravvenzione al C.d.s. e senza farsi neanche tanti problemi di privacy. Tanto cosa rischia? È diritto di cronaca!
Occorrerebbe istituire quel Garante che tuteli gli interessi di uomini e donne in divisa che troppo spesso si trovano attorno al delinquente di turno, che brandisce un machete, un coltello e come in una sorta di circo urbano, “gioca” con gli operatori che non possono utilizzare le armi, non sempre hanno i taser ma, soprattutto – diciamolo sinceramente una volta per tutte – hanno una paura enorme ad operare, consapevoli che comunque vada saranno problemi loro, che ripresi finiranno pure su TikTok, magari sospesi o trasferiti per un eccesso, per un errore, per la mancanza di chiarezza nell’operare ma soprattutto – nell’impossibilità di dimostrare cosa sia realmente successo.
Occorrerebbe un Garante che stabilisca le regole di ingaggio: cose è lecito e cosa non lo è per l’operatore e per l’utente; un garante che tiri fuori dalle grandi “zone di grigio” il nostro agire quotidiano, quelle enormi zone di incertezza che quando “va bene” ti portano al plauso collettivo, all’encomio ed all’intervista televisiva ma, quando “va male” ti trascinano in un limbo giudiziario, disciplinare, dal quale le probabilità di uscirne fuori illeso sono pari a quelle di una lotteria. Dove tutto è aleatorio e qualche volta la sfanghi, qualche altra volta diventi il nuovo caso mediatico – giudiziario. Un magistrato la inquadra in un modo, in un’altra Procura la vedono diversamente. In un altro editoriale abbiamo detto dell’invocazione ormai tanto diffusa: E che Dio ce la mandi buona! – SIM CARABINIERI”
A noi chi ci difende? Chi ci tutela? Chi stabilisce le regole? Perché posso essere ripreso nell’esercizio delle mie funzioni, nel corso di una operazione di polizia, di prevenzione generale in barba alla mia dignità, riservatezza e privacy e di contro, non posso tutelarmi con delle body cam, perché potrei violare l’altrui diritto? Ma la legge non è uguale per tutti? Perché posso essere deriso, lanciato in pasto al pubblico ludibrio senza alcuna tutela?
E’ il momento di chiedere body cam per ogni singolo operatore. Taser, per ogni singolo uomo o donna in uniforme, così da cessare indecorosi “rodeo” urbani, con il pazzo di turno che gioca alla “corrida” per le vie della città. Servono regole serie e chiare a tutela di TUTTI i cittadini, siano essi in uniforme o senza. Le abbiamo più volte definite regole di ingaggio, norme di attuazione, regolamenti esecutivi. Anche noi abbiamo diritto di essere tutelati, anche noi vogliamo avere riconosciuti e garantiti i nostri diritti.
Non meravigliamoci però, se poi vi è una vera e propria “emorragia” di personale da determinati servizi, uffici o reparti (gli addetti ai lavori sanno di cosa parliamo); non cerchiamo soluzioni e tavoli per rimediare alla mancanza di uomini disposti a Comandare le Stazioni o a prestare specifici servizi, dove oggi ti trovi in balia dell’anarchia, del sentimento diffuso di impunità, del vietato vietare e dove ognuno fa quel che vuole, tanto non succede nulla.
Dateci un Garante dei nostri diritti!
SIM CARABINIERI
Segreteria Nazionale