Riforma della giustizia: lacune e disagi per le Forze dell’Ordine.
La riforma del processo e del sistema sanzionatorio penale, c.d. riforma Cartabia, è in parte entrata in vigore da giorni ed essendo proprio noi Forze dell’Ordine la scintilla che mette in moto quella macchina chiamata Giustizia, ne capiamo certamente la necessità ma soprattutto le esigenze di rinnovamento e di adeguamento ai tempi. Ancor più la auspichiamo da tempo essendo coloro che danno atto alle decisioni dell’autorità giudiziaria e da tempo, ormai, ci troviamo sopraffatti dalla burocrazia e lentezza alla quale la giustizia ci ha abituati.
Proprio per questo nostro essere coinvolti a tutti i livelli nel processo, stentiamo a capirne una fase transitoria scoordinata e mal pianificata che grava essenzialmente sugli operatori di polizia. Una mancanza di coordinamento tra i tempi di entrata in vigore della riforma e la fornitura di mezzi ed istruzione per poterla applicare correttamente, che rischia di creare ulteriori rallentamenti e disagi.
Come al solito sulla carta tutto funziona benissimo ma la realtà dei Reparti dell’Arma dei Carabinieri sul territorio non è forse ben conosciuta dal legislatore. Abbiamo Comandi formati da soli quattro militari con un solo Ufficiale di Polizia Giudiziaria, altri dove Carabinieri appena usciti dalle scuole agenti di Polizia Giudiziaria ricevono le querele al pari dell’ufficiale di Polizia Giudiziaria, portando avanti le indagini fino all’invio in Procura della notizia di reato, anche se a firma dell’ufficiale di Polizia Giudiziaria. Comandi dove non esiste personale impegnato nell’evasione dell’attività di Polizia Giudiziaria, ricordiamo compito primario dell’Arma dei Carabinieri, eppure la sola persona presente in caserma svolge nello stesso tempo il militare di servizio alla caserma\ricezione pubblico\evasione periodici\ risponde al telefono\ riceve l‘autorità superiore e, se resta tempo, tratta la delicatissima materia della Polizia Giudiziaria. Tutto questo per dire che già, quotidianamente, lavoriamo in una situazione di disagio e non avevamo certamente bisogno di altre pressioni.
Insomma, da una parte assistiamo a un tanto auspicato tentativo di riforma della giustizia, dall’altra all’enorme spaccato nella percezione delle necessità di chi, poi, sul campo dovrà lavorare con le nuove direttive, lasciando il tutto alla famigerata arte dell’arrangiarsi che più volte ha tenuto a galla il sistema giustizia. La verità è che con una riforma già in vigore, mancano attrezzature di registrazione video e audio, con una rete obsoleta che quotidianamente si blocca rallentando l’attività, figuriamoci dover sostenere centinaia e quotidiane audizioni a distanza. Mancano le stampanti e i toner, nonché i kit per la creazione del documento informatico e la firma digitale. Manca l’istruzione al personale, come nel caso della Giustizia Riparativa, una new entry nel panorama normativo riguardo la quale nessuno ha provveduto ad istruire il personale a nessun livello.
Come Organo Sindacale, a tutela dei nostri iscritti, ci sentiamo intanto di dare un consiglio, “NON UTILIZZATE I VOSTRI STRUMENTI PERSONALI PER FARE REGISTRAZIONI VIDEO O AUDIO DI ATTI”. Monitoreremo questa fase transitoria affinché il personale non debba pagare le lacune organizzative e di coordinamento alla quale qualcuno avrebbe dovuto pensare. Sarà un periodo lungo, difficile e rischioso, durante il quale come sempre noi del SIM Carabinieri Friuli-Venezia Giulia staremo vicini ai nostri iscritti.
Chiediamo, poi, scusa in anticipo a tutti quei cittadini che si troveranno disorientati nell’approccio con le Forze dell’Ordine ma, purtroppo, anche noi abbiamo appreso dai giornali l’entrata in vigore della riforma, senza avere neppure il tempo di prepararci.
Auspichiamo, inoltre, che le forze politiche prendano coscienza della grave situazione che loro stessi hanno creato e che intraprendano, al più presto, le giuste misure correttive per porvi rimedio.
SIM CARABINIERI
I commissari Regionali SIM Friuli-Venezia Giulia