Riforma del sistema pensionistico
Oggi abbiamo il piacere di inaugurare una rubrica che terrà compagnia ai nostri associati nei mesi avvenire: “pillole di previdenza“, ovvero la previdenza spiegata da un luminare della materia, nonché consulente tecnico del SIM Carabinieri, il Professor Francesco Vallacqua, Docente di Economia e gestione delle Assicurazioni vita e dei fondi pensione Univ. L. Bocconi., Socio Benemerito ANC.
Il Professor Vallacqua risponderà alle domande del nostro Presidente Giuseppe Bonadonna, per avvicinare tutti i carabinieri alla delicata materia.
Antonio Serpi
Segretario Generale Nazionale SIM Carabinieri
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Il Presidente: Riforma delle pensioni e strumenti per mantenere il tenore di vita adeguato dopo il pensionamento. Possiamo fare qualche considerazione iniziale?
Prof. Vallacqua: la prima considerazione da fare è che le riforme del sistema pensionistico spesso hanno sottovalutato le particolari esigenze delle Forze Armate e di Polizia non consentendo, sia dal punto di vista retributivo che dal punto di vista degli strumenti, adeguate coperture alla cessazione della attività lavorativa per quelle categorie di lavoratori entrati nel mondo del lavoro dal 1996 in poi.
Ciò a differenza di quanto concesso ai dipendenti privati e a quelli dal settore pubblico della Scuola, della Sanità dei Ministeri e del Parastato per i quali sono state trovate adeguate risorse per finanziare i fondi pensione con contributi anche a carico del datore di lavoro (pubblica amministrazione).
Ma procediamo con ordine. Il primo elemento da considerare quando si parla di pensioni è capire se queste saranno adeguate a mantenere il proprio tenore di vita dopo la cessazione dell’attività lavorativa.
Da questo punto di vista occorre avere in mente il giusto percorso per articolare le proprie scelte individuando:
a) il tenore di vita desiderato quando si andrà in pensione
b) il livello di pensione ottenibile dal sistema pubblico (esempio chiedendola al proprio consulente del lavoro o ufficio dedicato). In particolare è utile sapere che ove si fosse incominciato a lavorare per la prima volta dal primo gennaio 1996, la pensione calcolata con il metodo di calcolo contributivo (pensione legata ai contributi versati e all’andamento dell’economia) sarà più bassa rispetto a quella dei soggetti che hanno incominciato a lavorare precedentemente.
Da questo punto di vista è molto importante il concetto di tasso di sostituzione. Esso è il rapporto fra l’importo della prima pensione e l’ultimo stipendio. Tale tasso in sostanza indica in che misura la pensione obbligatoria consentirà di mantenere il tenore di vita raggiunto durante l’attività lavorativa. Il livello dei tassi di sostituzione è influenzato da vari elementi che si sintetizzano di seguito:
– il metodo di calcolo considerato (retributivo, contributivo, misto)
– i redditi considerati
– la dinamica salariale (cioè la crescita nel tempo delle retribuzioni)
– i rendimenti attribuiti nel calcolo
– il tasso di crescita del PIL che nel metodo contributivo ne determina il rendimento
– il livello di inflazione
– l’ammontare di contributi versati
– l’età di pensionamento
– le ipotesi sui coefficienti di trasformazione del capitale in rendita
Infine, i tassi di sostituzione possono essere al lordo o al netto dell’imposizione fiscale. Se per un verso il tasso netto è in grado di far apprezzare meglio la capacità del sistema obbligatorio di far fronte alle esigenze di vita in età lavorativa, per altro verso è caratterizzato da un maggior grado di arbitrarietà poiché diventa necessario precisare il sistema fiscale da utilizzare.
Dopo la riforma Dini del 195 e quella Fornero del 2001 è stato enfatizzato che per i lavoratori più giovani (quelli entrati nel mondo del lavoro dal 1996 in poi) il meccanismo contributivo può consentire un incremento del tasso di sostituzione offerto dalla pensione pubblica. Tuttavia tale ipotesi di incremento sconta una serie di fattori da verificare caso per caso: un ingresso nel mondo del lavoro non eccessivamente lontano; la continuità dell’attività lavorativa nel tempo, un’adeguata rivalutazione dei contributi in rapporto all’evoluzione del PIL. Si tratta di fattori tutt’altro che scontati come dimostrano i recenti andamenti del pil che si trova attualmente ben al di sotto della soglia usata nelle simulazioni 3,5% nominale medio annuo.
Le analisi prospettiche dell’andamento dei tassi di sostituzione risentono quindi delle ipotesi fatte. Una valutazione realistica di queste variabili porta a ipotizzare tassi di sostituzione fortemente decrescenti in prospettiva.
Risulta anche fondamentale conoscere il funzionamento degli strumenti di previdenza complementare c.d. fondi pensione da non confondere con semplici prodotti assicurativi spesso proposti e scambiati come tali. Gli strumenti di previdenza complementare non sono da accomunare ad altri strumenti finanziari per vari motivi tra i quali:
– esistenza di un controllo pubblicistico (es: vigilanza dedicata)
– presenza di criteri e limiti di investimento pregnanti che hanno fatto si che le crisi finanziarie non avessero effetti sul sistema dei fondi pensione italiani a differenza di quanto accaduto invece in altri paesi es: caso Enron. Tra l’altro le forme di previdenza complementare non possono investire tutte le risorse o la gran parte in una sola impresa, o investire con fini puramente speculativi.
Il Presidente: di converso, quindi, ciò significa che chi propone di sottoscrivere un fondo pensione deve avvertirmi che è uno strumento che ha come scopo esclusivo di erogarmi una pensione e quindi non va messo insieme ad altre proposte di tipo prettamente finanziario.
Il Professore: al momento a differenza degli altri soggetti del pubblico impiego le Forze armate e di Polizia non hanno un proprio fondo di comparto ne risorse messe a disposizione dalla pubblica amministrazione per finanziarli. Ciò significa che l’onere ricade solo e sempre sul singolo.
Diventa quindi importante avere contezza di ciò che viene proposto. Molti infatti pensando di sottoscrivere dei fondi pensione si ritrovano invece poi con strumenti che non lo sono diversi sia dal punto di vista dei rendimenti che dei vantaggi fiscali.
Nei prossimi articoli approfondiremo le varie considerazioni di cui sopra. Con particolare riferimento a:
– Quale metodo di calcolo ha la mia pensione?
– Cosa sono i fondi pensione e quali vantaggi hanno?
– Perché per le Forze armate e di polizia ad oggi non hanno dei fondi pensione dedicati ed il singolo Carabiniere è lasciato a se stesso?
Il Presidente Giuseppe Bonadonna
Il Professore Francesco Vallacqua