Quella maledetta mattina…
VICENZA-Dave Grossman, Tenente Colonnello dei Ranger nell’esercito americano considerato dai più un guru nel campo della psicologia legata all’uso delle armi, scriveva in uno dei suoi libri più famosi (On Combat) “ Qualunque altra creatura sana e raziocinante, sulla faccia della terra, al rumore degli spari tende a fuggirne lontano. […] in generale, quando volano le pallottole e i corpi cadono, chiunque sano di mente scappa a gambe levate. […] Ora, un pompiere, un paramedico, o persino un giornalista, potrebbero muoversi nella direzione degli spari, ma nessuno di loro avrebbe la minima intenzione di affrontare l’essere umano che sta facendo tutto quel terrificante baccano. C’è solo un individuo che lo fa : il guerriero. Mentre ogni altra creatura fugge, il guerriero corre a 100 all’ora per ingaggiare uno scontro a fuoco”.
Quello che è successo a Breganze in provincia di Vicenza è qualcosa che un operatore di polizia spera possa non accadere mai: trovarsi sotto ad una “pioggia” di proiettili con al fianco un collega ferito il cui sguardo, che riesci ad incrociare solo per un momento nella concitazione dell’evento, non chiede altro se non di poter tornare sano e salvo dai propri cari. Eppure a Breganze quella maledetta mattina del 24 aprile un militare dei carabinieri, anzi un guerriero, si è trovato nella condizione in cui nessuno vorrebbe trovarsi: in quel frangente, nonostante l’adrenalina, pensi soltanto a fare il tuo dovere e difendere quel collega che, anche se appartiene a un corpo di polizia diverso, diventa come un fratello da proteggere a tutti i costi. Leggendo diversi commenti, molte persone si chiedono come sia potuto succedere che un operatore di polizia possa aver perso il controllo della propria arma di servizio, facendosela sottrarre da una persona in stato di alterazione psicofisica che poi, a sua volta, l’ha usata contro un operatore della polizia locale. A questa domanda vogliamo rispondere sottolineando come tutti i giorni diversi militari si trovano a fronteggiare numerosi interventi riuscendo, il più delle volte, a risolvere situazioni difficili semplicemente dialogando e dando a volte anche supporto “morale” a chi delinque abitualmente. Ma la professionalità degli operatori di polizia che fronteggiano queste situazioni, senza conseguenze, passano in sordina perché non hanno il cosiddetto “valore mediatico”. Purtroppo, situazioni come quelle accadute in Breganze, invece, vengono messe in risalto da tutti i media, a volte travisando la realtà dei fatti e mettendo, così, in cattiva luce chi tutti i giorni opera con professionalità e rettitudine. A Breganze quella maledetta mattina tutto questo non è bastato perché, obiettivamente, la paura di essere messo sotto accusa per non aver trattato con i “guanti bianchi” chi dall’altra parte potrebbe spararti contro, è sempre alta. A rendere la situazione ancora più tesa sono state le parole pronunciate dal soggetto : “Allah Akbar”, termini che vengono utilizzati dagli estremisti islamici, soprattutto in ambito terroristico.
Per quanto scritto, questa segreteria vuole esprimere massima solidarietà a tutte le forze di polizia che hanno operato quella maledetta mattina, augurando una pronta guarigione al collega rimasto ferito e auspicando di non dover assistere ad una gogna mediatica nei confronti di quei “guerrieri” che, tutti i giorni, tutelano e vegliano sui cittadini, mettendo a volte a rischio la propria incolumità per il bene della collettività.
Concludiamo questo comunicato con un’altra frase del Tenente Colonnello e docente di psicologia Dave Grossman :“We intimidate those who intimidate others” ovvero, “Noi siamo la minaccia per quelli che minacciano gli altri”
SIM CARABINIERI
Segreteria Regionale Veneto