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“Qualcosa non torna…”

MILANO – Alcune settimane fa avevamo sollecitato l’attenzione sull’intervento di una coppia di militari della Compagnia di Vimercate che avevano salvato la vita ad una bimba di otto mesi, che rischiava di soffocare per aver ingerito un corpo estraneo, con un intervento tanto tempestivo quanto provvidenziale. Per tale intervento, ricordiamo, la scala gerarchica non aveva ritenuto neanche di inoltrare la prevista segnalazione dell’evento contenente un riconosciuto atto di valore.

Effettivamente, abbiamo poi saputo, che il Comando Legione Lombardia ha chiesto notizie sull’argomento al Comando Provinciale di Monza e Brianza ma…
Qualcosa non torna!

Dopo aver letto e riletto le linee guida sull’attività premiale dell’Arma dei Carabinieri, non riusciamo a comprendere perché, ancora oggi, eventi di valore vengano liquidati con una pacca sulle spalle in un luogo e con immensi onori in altri. Qualcosa non torna!

Salvare la vita di un’infante, praticando manovre pediatriche di disostruzione (che per inciso sono un bagaglio personale e non una formazione fornita dall’Arma dei Carabinieri), assumendosene peraltro tutti gli eventuali rischi, pare sia considerato ordinario svolgimento dei propri compiti di servizio a Vimercate.
Qualcosa non torna!

Pensiamo, finché ce ne sarà data la possibilità, che quell’intervento non appartenga agli ordinari scenari operativi che i nostri Carabinieri sono chiamati ad affrontare quotidianamente. Facciamo fatica a tradurre in un ragionamento logico, sorretto da precise indicazioni fornite dal Comando Generale, la pervicace resistenza di quella scala gerarchica nel non voler attribuire adeguato merito e ricompensa a due Militari che hanno salvato la bambina di otto mesi con il loro intervento, risultato eccezionale anche dagli accertamenti che essa stessa ha svolto.
Qualcosa non torna!

Pensiamo, affascinati dalla possibilità di poterlo fare, che forse non è stata dedicata la giusta attenzione perché la “pratica” è partita in ritardo e forse è preferibile soprassedere, archiviando la possibilità di dare un riconoscimento a due militari che darebbe lustro anche a tutta l’Arma locale, piuttosto che ammettere un colpevole ritardo e darsi da fare per recuperare il tempo perso.
Qualcosa non torna!

Non pensiamo, perché poi si fa peccato, che magari le segnalazioni di atti di valore possano essere in qualche modo connesse al gradimento maggiore o minore dei protagonisti da parte della scala gerarchica.
Qualcosa non torna!

Pensiamo che forse la nostra missione non è oggi adeguatamente valorizzata perché forse, ad ogni livello, ci stiamo dimenticando come evidenziare i nostri meriti oltre a, giustamente e doverosamente, assumerci la responsabilità per chi sbaglia. Siamo diventati una gioielleria con la vetrina sporca, piena di gioielli bellissimi (i nostri Carabinieri) che però non godono della adeguata visibilità. È forse tempo di ripulire questa vetrina ed il primo passo sarà quello di confrontarsi con il Comando Generale chiedendo il perché gli usi e le consuetudini locali (sbagliati ovviamente) prevalgano su leggi e regolamenti che indicano chiaramente la strada maestra da seguire ai Comandanti di ogni ordine e grado.

Eppure non è così dappertutto. Ci sono comandanti in grado di valorizzare il lavoro svolto dai propri collaboratori – lo testimoniano le decine di ricompense riconosciute quest’anno – ed altri che pensano che tutto sia abituale o normale. Salvare una vita umana è un atto ordinario? Ma questi comandanti sono mai usciti dal proprio ufficio? Conoscono le difficoltà che ogni giorno i carabinieri incontrano in strada? Se è vero che l’attività premiale rappresenta una delle più importanti leve del comando, allora dovremmo cominciare a dubitare delle loro capacità di comandare? Questo però a noi non compete. Lo faranno – auspichiamo – coloro che ne sono deputati perché i carabinieri che lavorano meritano comandanti che lavorano per valorizzare il loro operato. Pensiamo, e continueremo a pensare, che i Carabinieri meritano tutti la stessa considerazione e che bisogna restituire la giusta importanza agli atti di valore compiuti.
Mai vorremmo pensare che l’attenzione cada solerte e zelante solo sul Carabiniere che commette un errore mentre lo sguardo passa oltre sui meriti che vengono considerati ormai “ordinaria amministrazione”.

Riportiamo di seguito, senza polemica ma sì, per le riflessioni del caso, un passaggio del punto VI della Premessa del Regolamento Generale per l’Arma dei Carabinieri:
Affinché il lavoro degli ufficiali e dei loro dipendenti sia fecondo di risultati positivi, è necessario che sia svolto con animo lieto, in un clima di serenità e comprensione. E’ ciò che si ottiene quando il superiore, nell’esigere dai sottoposti lo scrupoloso adempimento dei loro doveri, dia prova di stima, di fiducia e di riguardo;”.
Nonostante questi carabinieri abbiano adempiuto scrupolosamente al loro dovere di salvare una vita umana, non vi è alcuna traccia della stima, della fiducia e soprattutto di alcun riguardo del loro operato da parte dei loro comandanti.

SIM CARABINIERI
Segreteria Regionale Lombardia

 

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