Ponte Galeria: uno scempio spacciato per accoglienza
ROMA – Il CPR o CIE (Centro di permanenza e rimpatri o Centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria non è nuovo salire alla ribalta delle cronache nazionali, primeggiando per eventi infausti, specie perpetrati in danno dei militari e delle Forze dell’Ordine dispiegati quali addetti alla vigilanza dei soggetti che vi sono internati, nell’espletamento del servizio di Ordine Pubblico specificatamente preventivato.
Di nemmeno quindici giorni fa, la notizia di aggressioni ai danni dei Carabinieri impiegati (riportanti finanche lesioni), sommessamente oggetto di qualche relazione di servizio.
In realtà, la vertenza Ponte Galeria affonda le proprie radici in un terreno paludoso che assomiglia a sabbie mobili, dove il grido di allarme degli addetti ai lavori s’inerpica vano verso chi dovrebbe trattare la tematica alle alte sfere.
Parliamo dello stesso monito disperato che è stato spesso immolato in favore di una celebrata accoglienza speculativa e di facciata. La stessa di cui è facile fregiarsi, mercanteggiando e subissando malessere e rischi figli di un disagio degli addetti ai lavori, inesorabilmente proliferato con la variabile temporale, specie in virtù di latitanti prese di coscienza concrete e provvedimenti che tutelassero materialmente i Carabinieri.
Il 30 settembre scorso l’evento simbolo dell’effettiva situazione in essere: l’ennesima violenza alle vittime sacrificali poste a presidio della struttura.
Un “ospite” nigeriano venticinquenne è stato arrestato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, nonché per l’ancor più squallido reato di violenza sessuale nei confronti di un Carabiniere in servizio di sesso femminile, effettivo all’8° Reggimento “Lazio”.
Proprio lei è stata la prima vittima delle becere nefandezze dell’uomo che, con violenza, l’ha afferrata per lo chignon strattonandola a sé, con l’inequivocabile intento di baciarla. Un gesto fulmineo della donna, che ha ritratto e voltato il viso, non ha però evitato che l’uomo riuscisse comunque a leccarle completamente il volto, peraltro sottoponendola al rischio di contrarre malattie infettive anche di grave entità, e che per essere scongiurate la costringeranno a sottoporsi a profilassi medica nel tempo.
Stessa profilassi che saranno obbligati a seguire il caposervizio ed un altro militare, feriti nell’inibire la furia dell’uomo, che è stato immediatamente allontanato dalla vittima, bloccato e ammanettato.
Lunedì 02 ottobre si è celebrato il rito direttissimo presso il Tribunale di Roma, dove è stato convalidato l’arresto e disposta la custodia cautelare in carcere del soggetto, peraltro già gravato da precedenti specifici per violenza sessuale.
A tal proposito, è da non sottovalutare la caratura delinquenziale dei soggetti de quo, in gran parte già in passato ospiti delle patrie galere, tossicodipendenti conclamati soventemente in terapia da metadone, o addirittura pazienti psichiatrici in cura, oltre ai noti fattori di rischio dovuti alla stretta convivenza tra diverse etnie e religioni.
Quanto sopra si manifesta in un clima di passività e pseudo-connivenza, in cui si tende a soprassedere a comportamenti al limite della legalità, onde evitare di far implodere la polveriera. Nel contempo però, si alimenta la teoria del più forte che prevarica sugli altri ospiti e sugli operatori del centro (con aggressioni anche gravi già consumatesi). O addirittura si favorisce il fenomeno di ospiti spavaldi che si sentono in diritto di provocare, sputare, schernire e assalire le forze dell’ordine, forti di godere spesso dell’anonimato in situazioni promiscue e confusionarie che s’ingenerano nella gestione interna, e del decantato “avvocato” pronto a denunciare le forze di Polizia di turno. Il tutto aggravato da un rapporto tra militari ed ospiti che, in beffa ad ogni protocollo di sicurezza sul lavoro, è di 5 a 110: una vera follia!
SIM CARABINIERI
Segreteria Nazionale
SIM Sezione Mobile 8° Lazio