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Pillole di previdenza: pensione e mercato del lavoro

 Il sistema di finanziamento delle pensioni italiane e il rapporto con il mercato del lavoro  


Sulla scia del successo del primo articolo continuiamo ad approfondire, con il nostro Presidente Giuseppe Bonadonna e con il nostro Professore Francesco Vallacqua, alcune tematiche necessarie per capire come effettuare le scelte previdenziali.
In questo articolo ci concentreremo su cosa sono i sistemi di finanziamento delle pensioni e del perché si parla spesso di riformare le prestazioni previdenziali.

Antonio Serpi
Segretario Generale Nazionale SIM Carabinieri

                                                                       ***

Il Presidente: carissimo Professore il tema dell’età pensionabile è un ” classico ”  che torna alla ribalta periodicamente. Per capire il perché dì ciò, ci potrebbe spiegare come funziona il sistema pensionistico pubblico italiano.
Il Professore: Il sistema pensionistico pubblico obbligatorio può essere sinteticamente definito come l’insieme delle regole e dei meccanismi volti, da un lato, a reperire i contributi versati dai lavoratori e dal datore di lavoro e, dall’altro lato, ad erogare le prestazioni monetarie a coloro che cessano l’attività lavorativa per tutto il periodo della vita residua.
Come tale è finalizzato a coprire il rischio di sopravvivenza, cioè di mantenersi in vita anche quando termineranno i flussi di reddito da lavoro. A questi si sostituisce un pagamento periodico vitalizio, la pensione, che può essere di importo più o meno vicino al reddito in età lavorativa. Il rapporto fra l’importo della prima pensione e l’ultimo stipendio è detto tasso di sostituzione Il sistema è obbligatorio per le evidenti finalità pubblicistiche che soddisfa.
La previdenza pubblica trova fondamento nell’art. 38, secondo comma della Costituzione: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.”
Ogni sistema pensionistico deve trovare un equilibrio fra le risorse che sono raccolte in termini di contributi versati e pensioni erogate ai pensionati.
Il sistema di finanziamento in Italia è detto a ripartizione. Tale definizione deriva dal fatto che i contributi degli attuali lavoratori servono per erogare le pensioni correnti. Chi lavora paga chi è in pensione. Esso si distingue da quello a capitalizzazione dei fondi pensione, dove ognuno paga per sè.

Il Presidente: quindi, possiamo dire che cosa diversa dal sistema di finanziamento sono i metodi di calcolo che riguardano le regole specifiche per determinare l’importo della prestazione e la ripartizione permette di realizzare una politica di solidarietà fra generazioni (perché i lavoratori attuali finanziano i pensionati) e una significativa elasticità che consente anche l’erogazione di prestazioni sociali.
Il Professore: naturalmente, se le entrate per contributi sono inferiori alle uscite per prestazioni il sistema non si finanzia in maniera equilibrata e occorre fare ricorso alle risorse pubbliche, considerando che i contributi e le prestazioni sono disciplinati dalla legge. Ecco il perché le pensioni impattano sulle finanze pubbliche e sui richiami dell’Europa ai vincoli di bilancio.
Dalla definizione che si è data precedentemente (i lavoratori attuali finanziano i pensionati) si capisce subito come il sistema risenta di tre rischi: uno legato all’invecchiamento della popolazione (dovuto al calo delle nascite e all’allungamento della vita media) , uno legato al mercato del lavoro ed infine uno politico inerente promesse non sostenibili.
La difficoltà dell’economia hanno contenuto i livelli di occupazione ed è quindi relativamente diminuito il numero degli occupati che finanziano il sistema, mentre la ridotta natalità alimenta meno che in passato la coorte dei giovani lavoratori. Per contro è aumentato il numero dei pensionati e la loro vita media.
Ne segue che in un contesto in cui è difficile (dato già l’elevato peso) ipotizzare ulteriori aumenti della contribuzione a carico dei lavoratori e datori di lavoro, l’equilibrio è stato ricercato prevalentemente intervenendo sulle prestazioni (sia riducendone l’importo sia allungando l’età pensionabile). Il filo conduttore delle riforme avviate dal 1992 ad oggi è stato quindi:
– ridurre l’importo medio della pensione
– aumentare l’età pensionabile

Il Presidente: quanto da lei detto è assolutamente chiaro ma, le devo chiedere: si sarebbe potuto fare altro?
Il Professore: non sarà sfuggito al lettore che se il mercato del lavoro funzionasse meglio un numero maggiore di lavoratori implicherebbe maggiori risorse e quindi minori sacrifici.
Purtroppo la scelta più facile (quella del sacrificio) è stata quella che nel tempo ha preso il sopravvento.
Il Presidente: Professor Vallacqua mi permetta, ancora una volta e in attesa del terzo appuntamento, di ringraziarla per il tempo che dedica al S.I.M. Carabinieri, ai nostri associati e a tutti i Carabinieri.

 

SIM CARABINIERI
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Il Presidente Giuseppe Bonadonna 

Il Professore Francesco Vallacqua
Docente di Economia e Gestione delle Assicurazioni vita e dei fondi pensione Univ. L. Bocconi., Socio Benemerito ANC. 

 

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