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Perrino e le osservazioni procedurali superficiali

Angelo Maria Perrino, foto dal web

ROMA – Abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni dei nostri iscritti indignati (per dirla con un eufemismo) da quanto avvenuto proprio ieri, nel corso della trasmissione televisiva di rai due (rete pubblica) denominata “ORE 14”, condotta da Milo Infante. Nel video che sta girando sui social, vediamo uno degli ospiti, Angelo Maria Perrino, direttore della testata “Affariitaliani.it”, prendere la parola per fare una “osservazione procedurale”. Sappiamo bene che le trasmissioni televisive hanno ormai i salotti pieni di tuttologi, virologi, geo politologi, sociologi, esperti in guerre. La parola non viene negata a nessuno, purché lo show vada avanti, qualunque cretinata venga detta, qualunque sia l’offesa, spesso neanche percepita dai conduttori. Ma veniamo al caso di specie, quello segnalatoci. Ci aspettavamo quindi, questa precisazione competente, pertinente, quantomeno corretta sul “piano procedurale”.

Ebbene, un professore di Procedura Penale sarebbe sobbalzato dalla sedia:

“Sul tavolo del magistrato arriva il rapporto” … Nessuno gli ha mai parlato della “Comunicazione di Notizia di Reato” redatta ai sensi dell’art. 347 del c.p.p.? E’ stato spiegato che il codice Rocco del 1930 è stato riformato nel 1989? O non gli sono arrivati gli aggiornamenti procedurali?

 Ma poi continua, con ostentata competenza: “questi rapporti arrivano dai carabinieri o dalla polizia”. Ulteriore sgomento! Nessuno gli ha mai spiegato che la “comunicazione di notizia di reato” è redatta da chi riveste una qualifica, ovvero quella di Agente o Ufficiale di Polizia Giudiziaria ai sensi dell’art. 57 del c.p.p. ? Conosce, l’esimio direttore, l’esistenza della Guardia di Finanza, della Polizia Locale, dei medici o di qualunque altro pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio? Ma non aveva premesso che avrebbe fatto una “osservazione procedurale”? E di quale procedura parlava?

Come ormai soventemente assistiamo, la mancanza di competenza e conoscenza specifica viene barbaramente soppiantata dall’offesa, dal becero qualunquismo da osteria, retaggio di preconcetti ingiustificati e – peraltro – oggettivamente inesistenti. Ma lo abbiamo premesso: “The show must go on” ed il simpatico e competente direttore (anche questo è un eufemismo), rincara la dose:

“Ma voi pensate che un Carabiniere o un poliziotto abbiano la cultura sufficiente per ben interpretare una vicenda come questa e ben trascriverla su un foglio di carta e mandarla al magistrato?… assolutamente no. Chiunque abbia fatto una denuncia sa che i poliziotti e i carabinieri che sono amici dei giornalisti…scrivano ancora con un dito”

Se parliamo di cultura, caro (ennesimo eufemismo) direttore, le ricordiamo che l’Arma dei Carabinieri è stata istituita nel 1814 e la legge Coppino, quella dell’obbligo scolastico, venne introdotta nel 1877, ovvero 63 anni dopo, a causa del dilagare dell’ignoranza della maggior parte della popolazione italiana (ma quella di allora era ignoranza incolpevole, non come quella di oggi!). Ebbene, già dal 1814, per fare il Carabiniere occorreva “saper leggere scrivere e fa di conto”. Il fior fiore della popolazione per il tempo. Ai giorni nostri, esimio e garbato direttore, TUTTI i marescialli in servizio dall’anno 2000, hanno la laurea triennale, i nostri Ufficiali da tantissimo tempo terminano il ciclo di studi nelle accademie con la laurea quinquennale. I giovani Carabinieri sono tutti diplomati. Non godono di certo di sovvenzioni dallo stato, tipo quelle elargite per mantenere in vita giornale che diversamente, tenuto che non li legge nessuno, chiuderebbero.

Se pensiamo poi alla TV pubblica pagata con il nostro canone, alla presenza totalmente assente e silenziosa del conduttore Milo Infante, ci è dispiaciuto assistere ad un umorismo di barzellette (per dirla alla Giorgio Faletti) da teatrino di terz’ordine. Perrino ha poi continuato imperterrito nella sua invettiva:

“Se tu scrivi in un rapporto che il signore recavasi sotto casa e schiacciavasi campanello, il magistrato dice questa è una stronzata e la butta via”

Se fossimo un sindacato della magistratura, potremmo ricordare che il Pubblico Ministero è il dominus delle indagini e che, a prescindere dalla primigenia comunicazione della Polizia Giudiziaria (sgangherata quanto sia), ha la facoltà di impartire specifiche deleghe di indagini ai sensi dell’art. 370c.p.p. per approfondire, verificare, appurare. Lo diciamo solo perché le piace fare precisazioni procedurali (ci piacerebbe sapere sulla base di quali competenze, visto il suo intervento e tenuto conto che Ella parla di competenze).

Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato, da anni, hanno creato squadre competenti in tema di reati da “codice rosso”, ma dovremmo spiegare a lei, al conduttore e agli altri ospiti silenziosi (che non hanno preso le distanze dalle sue farneticazioni) l’esistenza ed il contenuto della legge 69 del 2019, in tema di violenza di genere, stalking e come queste leggi sono state recepite ed hanno trovato applicazione nelle forze dell’ordine. Ma i confronti si fanno fra persone competenti, professionisti che parlano la stessa lingua e sanno di cosa parlano, che non intrattengo per il piacere di intrattenere e non parlano a vuoto senza sapere di cosa parlano, per di più offendendo gratuitamente. Le persone competenti si interrogano su cosa succede dopo che le Forze dell’Ordine redigono le loro comunicazioni di notizia di reato ed il Pubblico Ministero richiede delle misure idonee al GIP. Ma le ripeto, occorre essere competenti e sapere di cosa si parla – che è cosa diversa da fare intrattenimento pomeridiano.

Il SIM, Sindacato dei Carabinieri, prende le distanze dalla narrazione offensiva, surreale e priva di fondamento che viene restituita dall’intervento scriteriato del direttore Angelo Maria Perrino e chiede che il C.D.A. della RAI, il conduttore Milo Infante prendano le distanze da quanto asserito pubblicamente sulla rete pubblica. Quanto avvenuto, non fa di certo onore a uomini e donne che quotidianamente con abnegazione e spirito di sacrificio – troppo spesso spinto fino alla morte – servono la Patria ed i fratelli italiani, nonostante una carenza organica di mezzi e di uomini dir poco impressionante, in un momento storico caratterizzato da pressioni e tensioni sociali agli occhi di tutti.

I carabinieri! Quei loro rapporti di dubitante ortografia, senza grammatica, senza sintassi, con frasi curiosamente toscaneggianti o auliche, che parevano venir fuori da ricordi danteschi e del teatro d’opera (e ogni tanto la parola che affiorava dai dialetti meridionali che tentavano di travestire e di conculcare): quei rapporti erano – pensava il giudice – le sole verità che in Italia corressero. Non tutti e non sempre, si capisce: ma quasi sempre e quasi di tutti ci si poteva fidare”.

Da “Porte Aperte” di Leonardo Sciascia, ed. Adelphi.

 

SIM CARABINIERI
Segreteria Nazionale

ANTONIO SERPI
Segretario Generale Nazionale

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