Oltre al danno anche la beffa
Non c’è pace per il personale dell’Arma dei Carabinieri del F.V.G. che, sebbene quotidianamente chiamato a svolgere compiti di difesa e di garanzia dell’ordine e della sicurezza pubblica, adesso lo deve fare senza alcuni compensi economici, con la sola gratificazione morale di avere adempiuto al proprio dovere.
E così, dopo il vergognoso ritardo della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’avvenuto rinnovo contrattuale, peraltro già scaduto, adesso bisogna anche fare a meno dell’indennità economiche maturate per taluni servizi svolti.
Accade infatti che da diversi mesi (marzo) i carabinieri di taluni reparti speciali del F.V.G. non vedono corrisposti i compensi maturati in seguito ai servizi prestati fuori sede (certificati di viaggio), con la giustificazione che non ci sono fondi, ovvero risorse economiche sufficienti, idonee a soddisfarli.
Si tratta di un centinaio di euro che vanno a ristorare il disagio, magari senza avere la possibilità di per poter pranzare e/o cenare, e in condizioni di assoluta difficoltà operativa che, operando in un ufficio di qualche caserma non si sarebbe avvertita.
Non si tratta di grosse cifre, ma in questi tempi in cui la congiuntura economica è particolarmente gravosa per le famiglie, quelle centinaia di euro potrebbero aiutare a mitigare gli effetti sempre più devastanti delle bollette di gas e di luce che attanagliano la fragile economia domestica.
Usi obbedir tacendo e tacendo morir è il motto che anima l’agire di ogni carabiniere, ma questo non può e non deve essere un principio da estendere anche alle loro famiglie. Si tratta comunque di un sacrificio, oltre tutto in un momento in cui la pandemia prima, e la guerra dopo, hanno aumentato il costo della vita a livelli a dir poco insostenibili.
Ma ormai è noto che chi ha la pancia piena non riesce a capire la difficoltà di chi ha fame, e così tutto questo non viene avvertito come un problema di reale importanza, ma una semplice defezione del sistema che prima o poi troverà una soluzione. Certo la soluzione nell’Arma si trova sempre, perché i Carabinieri sono abituati da sempre a fare fronte alle difficoltà “motu proprio”, dovendosi trovare ad operare sempre da soli, con l’unica arma a loro disposizione: il coraggio. Un sentimento tanto nobile quanto difficile da mettere in pratica, ancor più quando esso non è sostenuto dall’esempio di chi, chiamato a dover dimostrare comprensione e vicinanza a queste difficoltà, pensa unicamente a salvare le apparenze, pensando che i panni sporchi debbano essere lavati in famiglia, quella stessa famiglia che al tempo stesso viene declamata come elemento distintivo della benemerita istituzione, di cui ogni carabiniere deve orgogliosamente sentire di farne parte.
È giunto allora il momento di dare piena concretezza a questo tanto decantato sentimento di comunanza che unisce i carabinieri di ogni angolo d’Italia, disancorandolo dalla retorica cui siamo abituati e declinandolo nella sua unica e vera accezione che meglio la rappresenta: una comunità di individui legata da vincoli di affetto reciproci in cui ogni membro è responsabile per le azioni che compie, tanto nel bene quanto nel male, discendendone che al loro senso di responsabilità viene ad essere affidato il compito di contribuirne il miglioramento, la crescita o la sopravvivenza.
In questo contesto storico così difficile, garantire la retribuzione economica per le prestazioni rese dai Carabinieri, oltre che un diritto costituzionalmente sancito, diventa un obbligo morale, oltre che materiale ed un semplice gesto di riconoscenza verso le loro famiglie che ne sostengono il quotidiano sacrificio in silenzio, con dignità e tanto amore verso il loro caro che ha scelto di servire il proprio paese.
SIM CARABINIERI
Segreteria Regionale Friuli-Venezia Giulia