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“NESSUNO SI DEVE FAR MALE”

Ancora una volta ci troviamo ad assistere impotenti all’ennesimo episodio di ferimento di colleghi in servizio al Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Gradisca d’Isonzo. Le circostanze sono, come al solito, le impropriamente così chiamate “scorte sanitarie” esterne degli “ospiti” ed i relativi tentativi di fuga.

Come più volte accaduto il tentativo di fuga di un ospite del CPR si è concluso per alcuni colleghi al Pronto Soccorso, a causa delle lesioni riportate nel cercare di impedirlo.

A quanto pare le indicazioni verbali impartite in materia di “scorte sanitarie” – che prevedono, in deroga a quanto disposto dal Questore di Gorizia, l’impiego di tre uomini – non sono bastate.

E così, nuovamente, i malcapitati carabinieri si sono trovati a fronteggiare non solo la reazione violenta del fuggitivo ma anche a patirne le infauste conseguenze. Già in passato si sono visti casi dove il personale si è visto recapitare un provvedimento disciplinare e la più volte ventilata, senza naturalmente i presupposti, eventuale azione penale nei confronti di chi, pur avendo messo in atto tutti gli accorgimenti previsti e possibili, si trova a dover gestire un tentativo di fuga.

Gli operatori in servizio, che ovviamente addestrati ad operare in situazione estere in aree di crisi, operano con regole di ingaggio poco chiare o efficaci, che poco si conciliano e si coordinano con altre forze di polizia, a partire dal semplice fatto che l’ospite, non il detenuto, non viaggia sullo stesso mezzo degli addetti all’accompagnamento, quindi se non prevista una vigilanza diretta, non si capisce il perché in fase successiva si debba porre rimedio correndo e arrivando allo scontro fisico con pseudo fuggitivo e che gli operatori, costretti dal timore di essere sanzionati in caso di fuga, cercano di evitare a tutti i costi che ciò accada, spingendosi fino al punto di ferirsi o rischiando di far del male all’ospite stesso. La chiarezza in questi casi non deve dare adito ad interpretazioni di chi in strada non c’è, anzi deve far sì che l’operatore capisca come e quanto può spingersi al fine di interrompere eventuali azioni non previste, e necessita sapere in anteprima a cosa va in contro. Il SIM Carabinieri, unico sindacato ha predisporre una polizza di tutela legale, al fine di garantire la massima serenità, per tutti gli iscritti dall’ipotetico rischio dell’atto dovuto, mai e poi mai vorrebbe attivarla per inefficienza dell’apparato.

Questo succede, ovviamente, anche alle altre forze di polizia; tuttavia, i Carabinieri sono quelli che più spesso rimangono feriti in queste circostanze, perché esasperati vanno oltre il semplice e dovuto intervento.

Ci si chiede, peraltro, quali potrebbero essere le conseguenze qualora il Capo Turno del C.P.R. (sempre un rappresentante della Polizia di Stato) insistesse nel disporre per il servizio di accompagnamento solo due militari (così come previsto) e non tre, come indicato informalmente dalle disposizioni interne.

Paradossalmente, ci potrebbe essere una sanzione anche per l’inosservanza di tale disposizione?

Sarebbe forse più opportuno, se non necessario, valutare dei correttivi seri e concreti al problema, magari il Questore di Gorizia, responsabile tecnico dell’ordine e la sicurezza pubblica, dovrebbe dare e accertarsi che vengano recepite, indicazioni tali da permettere di svolgere al meglio la predetta attività e, soprattutto, di farlo in sicurezza, senza doversi preoccupare di eventuali ripercussioni personali a vario titolo.

Crediamo fermamente che per disciplinare la nostra attività le regole debbano esistere, non però con lo scopo di incutere confusione in chi opera, bensì per fornire tutti i possibili strumenti per eseguire i propri compiti nel più efficace e sicuro dei modi.

Il nostro mestiere ci espone per sua natura a dei rischi, tuttavia attraverso l’analisi delle criticità e degli errori si possono costruire percorsi migliori, che permettano di rispondere alle necessità ottimizzando l’operato e salvaguardando il personale in tutti i sensi (fisici ed emozionali).

Le disposizioni devono tendere sempre alla sicurezza sia dei carabinieri che delle controparti coinvolte, senza mai sottovalutare anche quel “senso di serenità”, indispensabile nello svolgimento dei propri compiti, che non deve essere minato dal timore di essere stigmatizzati dalla propria Amministrazione.

Concludiamo ribadendo quanto espresso all’inizio di questo comunicato: nessuno si deve fare male!

SIM CARABINIERI

Segreteria Regionale Friuli Venezia Giulia 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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