L’uccisione di Giulia Tramontano: una lettura criminologica alla luce del narcisismo maligno
Sabato 27 maggio 2023 a Senago, Milano, Giulia Tramontano, 29 anni incinta di 7 mesi torna da un incontro con una ragazza italo-britannica che ha da poco scoperto avere una relazione con il proprio compagno, nonché padre del figlio, di nome Alessandro Impagnatiello. Dopo l’incontro, Giulia è intenzionata a confrontarsi con Alessandro per lasciarlo e dirgli che sarebbe tornata a Napoli dalla propria famiglia e crescere il figlio da sola.
Sfortunatamente, tutto ciò le verrà impedito. Infatti, mentre lei era impegnata a chiarirsi con l’altra ragazza, Alessandro stava probabilmente pianificando il femminicidio che avrebbe messo in atto poco dopo.
Quella stessa sera, secondo quanto emerge dalla cronaca, Impagnatiello ha ucciso Giulia accoltellandola e tentando di occultare il cadavere bruciandolo, nascondendolo nel garage e infine nella propria macchina, finché il mercoledì successivo lo ha abbandonato in un’intercapedine nei pressi della sua abitazione.
La domanda che tutti si stanno ponendo è: “cosa ha spinto l’uomo a commettere una simile atrocità?”.
La risposta si potrebbe trovare nel narcisismo, in particolare nella sua dimensione estrema che viene definita da Otto Kenrberg (1984) “narcisismo maligno”. In questa variante sadica ed aggressiva del narcisismo il senso grandioso di sé viene alimentato dal dominio sull’altro, manifestandosi sotto forma di disprezzo, comportamenti antisociali, desiderio predatorio di dominare l’altro, il tutto in assenza di ansia, paura, e tantomeno di sensi di colpa.
Analizziamone alcuni fattori nel comportamento di Impagnatiello, secondo quanto emerge dalle fonti aperte:
Menzogna patologica
- Impagnatiello intratteneva due relazioni parallele facendo credere a entrambe di essere la fidanzata ufficiale.
- Aveva convinto la ragazza italo-inglese che Giulia fosse bipolare e che il figlio non era suo, mostrandole un falso test del DNA.
- Dopo l’omicidio, ha manipolato la realtà mentendo alla propria famiglia, a quella di Giulia, all’altra ragazza e agli inquirenti, senza tradire nessun tipo di emozione. Infatti, subito dopo aver commesso il fatto ha inviato dei messaggi dal telefono di Giulia, spacciandosi per lei, usando lo stesso gergo della vittima alla madre di lei, ad un’amica e alla ragazza italo-inglese con cui Giulia si era sentita prima di arrivare a casa. Lei era preoccupata per Giulia e per questo aveva videochiamato Alessandro chiedendogli di mostrarle la ragazza. A quel punto Impagnatiello, sostenendo prima che Giulia stesse dormendo e poi che si trovasse da un’amica le ha mostrato le stanze vuote.
- Il giorno seguente, è andato a denunciare la scomparsa della fidanzata, mostrandosi agitato e sconvolto.
- Alessandro ha continuato a mentire anche durante la confessione, riportando diverse versioni, tra cui quella secondo cui Giulia si fosse ferita da sola e lui, per non farla soffrire, l’avrebbe finita.
Mancanza di empatia
- Alessandro durante la confessione ha riferito “non so perché l’ho fatto, ero stressato dalla situazione con queste due ragazze”. Da questa frase emerge la percezione che il killer ha delle altre persone, delle donne in particolare: non percepisce l’altra come soggetto ma come oggetto di cui può servirsi e disfarsene quando ritiene che non sia più utile. Per questo motivo non mostra alcuna compassione nei loro confronti.
- La confessione è stata descritta come “fredda e senza lacrime”, questo è un ulteriore elemento che conferma l’assenza di sentimenti di rimorso nel soggetto.
- Impagnatiello non si è fermato neanche di fronte al pensiero che stesse per uccidere il suo stesso figlio ancora non nato.
Aggressività “fredda” e calcolata
- Alessandro ha effettuato delle ricerche giorni prima dell’omicidio su quali fossero i metodi migliori per compiere un omicidio e non essere scoperto, ad esempio come bruciare un corpo.
- Impagnatiello aveva anche acquistato del veleno per topi, in seguito alla ricerca fatta su quali fossero gli effetti del topicida sull’essere umano.
- Nei giorni seguenti l’omicidio, Alessandro si è recato a lavoro con la macchina nonostante avesse il cadavere di Giulia nascosto nel bagagliaio, come se nulla fosse.
Senso grandioso di sé
Dopo l’omicidio di Giulia, Impagnatiello si è recato dall’altra ragazza, chiedendo di farlo entrare in casa per parlare, ma lei ha rifiutato. Nella mente del narcisista, egli non può ricevere rifiuti né essere lasciato, al massimo è lui a farlo. Per questo motivo, anche la ragazza italo-inglese ha rischiato di essere aggredita, poiché Alessandro si trovava in uno stato di grande attivazione dopo aver ucciso.
Perché è sbagliato usare il termine raptus?
Nella stragrande maggioranza dei femminicidi non si tratta di raptus ma di premeditazione, soprattutto quando c’è di mezzo il narcisista maligno.
La parola raptus fa pensare a un tipo di aggressività impulsiva, mentre come si evince anche da questo caso, gli assassini sono spesso molto lucidi e calcolatori, covano un intento omicida anche per molto tempo prima di metterlo in atto, in un processo graduale che parte dal controllo e dall’abuso fisico e psicologico della donna.
Se sospettate di essere o di conoscere qualcuno in una relazione con un narcisista maligno, potete contattare il dipartimento salute e benessere del SIM, chiamando al numero 3331829832 o scrivendo all’e-mail psicologiamilitare@simcarabinieri.cc
SIM CARABINIERI
Dipartimento salute e benessere
Responsabile Dott.ssa Laura Seragusa
Ilaria Picano – Antonio Romio – Chiara Miceli – Matteo Fiore
#maipiùsoli