L’inquietudine adolescenziale: tra reattività, violenza e tragiche perdite.
Roma. L’adolescenza è un periodo di scoperta, ma oggi per molti giovani si sta trasformando in un terreno pericoloso. La recente morte di due adolescenti, A. e S. , porta alla luce una realtà sempre più inquietante: l’incremento della violenza tra giovanissimi, un fenomeno che non possiamo ignorare. A., 13 anni, è morta cadendo dal suo palazzo il 25 ottobre. La sua famiglia è convinta che non si tratti di un incidente o di un suicidio e sospetta il fidanzato 15enne, descritto come “ossessivamente geloso” e ora detenuto con l’accusa di omicidio volontario. Solo pochi giorni dopo, la notte tra l’1 e il 2 novembre, un’altra tragedia: S. R., 19 anni, è stato ucciso da un colpo di pistola mentre cercava di placare una lite tra due gruppi di ragazzi. A scatenare il conflitto sembra essere stato un banale incidente, legato a una scarpa costosa. Il presunto colpevole, un ragazzo di 17 anni, è stato arrestato poco dopo. Questi episodi raccontano non solo la fragilità emotiva di alcuni adolescenti, ma anche un fenomeno di crescente violenza tra i giovanissimi. I motivi di queste tragedie sono spesso futili, ma dietro a questi gesti estremi si nasconde una realtà più complessa. L’adolescenza è un periodo di grande turbolenza emotiva. I ragazzi si trovano a fronteggiare cambiamenti fisici, emotivi e psicologici profondi, che li spingono a esplorare la propria identità e a cercare un posto nel mondo. È una fase in cui la ricerca di indipendenza e il confronto con il gruppo di pari diventano centrali, ma in cui anche le insicurezze e i conflitti interiori sono particolarmente intensi. Il bisogno di approvazione e il confronto continuo con gli altri possono generare una pressione che alcuni ragazzi faticano a gestire. L’inquietudine adolescenziale è connaturata a questo processo di evoluzione ma, se non gestita correttamente, può sfociare in emozioni difficili da controllare, come ansia, rabbia e frustrazione. Purtroppo, sempre più adolescenti sembrano non riuscire a gestire questo stato di turbolenza interiore. I fattori esterni come la pressione sociale, i modelli di perfezione proposti dai social media, e le difficoltà familiari o scolastiche possono amplificare il disagio psicologico. La ricerca di approvazione, il confronto continuo con i coetanei e l’impossibilità di esprimere adeguatamente le proprie emozioni possono portare alcuni ragazzi a sentirsi sopraffatti. Questa condizione di ansia e insicurezza, unita alla difficoltà di comunicare e confrontarsi, può tradursi in comportamenti aggressivi, autolesionistici o violenti. Questi episodi apparentemente distinti raccontano una stessa verità: sempre più giovani sono intrappolati in una spirale di violenza, spesso alimentata da fragilità emotiva e modelli sociali distorti. L’uso di armi e l’aggressività impulsiva rivelano una crisi profonda che richiede attenzione. L’influenza dei social media, la pressione di raggiungere ideali irrealistici, e la mancanza di educazione emotiva sono fattori che rendono i giovani vulnerabili. È fondamentale che le istituzioni, le famiglie e le scuole riconoscano i segnali di disagio e difficoltà emotiva nei ragazzi, per intervenire tempestivamente. Quando si percepiscono le difficoltà psicologiche dei giovani, è cruciale indirizzarli verso un supporto professionale, come psicologi, che possano aiutarli a comprendere e gestire le proprie emozioni. Solo con un adeguato supporto psicologico si può prevenire che queste difficoltà sfocino in tragedie come quelle di Aurora e Santo. Creare spazi sicuri e di ascolto per i giovani è il primo passo per garantire un futuro più sano e sicuro per loro.
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