La coperta corta
Quando si vuole descrivere una situazione in cui l’eventuale soluzione di un problema ne potrebbe causare un altro, e viceversa, si fa riferimento alla “coperta corta“.
Un concetto questo che è legato alla situazione di un letto con un’unica coperta che non è in grado di coprirne tutta la superficie: se viene tirata da un lato, l’altro rimane scoperto e al freddo.
Ogni anno, con l’arrivo dell’estate, l’Arma dei Carabinieri é solita tirare la coperta da un lato per rinforzare quei reparti che nel periodo estivo ne hanno necessità , movimentando con veloci e abili colpi di mano il personale.
Purtroppo, a fronte di decisioni prese con fermezza e saggezza in supporto dei reparti nei luoghi di villeggiatura estivi, nulla viene previsto per quelli da dove il personale viene prelevato.
Il paradosso è che i Comandi rinforzati vivono una situazione di “agiatezza” avendo un maggior numero di personale mentre gli altri, già in sottorganico e in più sguarniti del proprio personale, vivono situazioni stressanti, non riuscendo addirittura ad usufruire del riposo settimanale e le ferie.
Tale stress coinvolge, inevitabilmente, oltre il carabiniere anche la sua famiglia e il disagio rischia di diventare ancora più importante in occasione del turno domenicale: se il carabiniere è regolarmente impiegato durante i giorni festivi, tutta la sua famiglia sarà privata dell’indispensabile attenzione che consolida i legami e di cui necessita il rapporto affettivo.
Per tornare agli effetti del lavoro domenicale sulla sfera della salute del carabiniere, è un dato ormai pacifico che la natura giuridica del riposo settimanale, come quello annuale (ferie, congedo ordinario, licenza ordinaria), sia quello di garantire il recupero psico-fisico delle forze che, in quanto componente essenziale del diritto indisponibile alla propria integrità fisica, è irrinunciabile.
Se pertanto il carabiniere viene privato del sacrosanto riposo settimanale per esigenze di servizio – in assenza delle quali ne avrebbe usufruito normalmente la domenica – egli, entro le quattro settimane successive, avrĂ la facoltĂ di scegliere quando recuperarlo, senza che gli si possano eccepire altri ostacoli.
Alla luce di queste considerazioni, ci preme segnalare che reparti già fortemente in sottorganico vengono ogni anno lasciati completamente sguarniti e, quel che peggio, è che si pretende di mantenere gli stessi orari di apertura delle caserme, lo stesso numero di pattuglie, continuando a dire “sì” a qualsiasi richiesta ulteriore di personale da parte di enti esterni; tutto ciò rende il luogo di lavoro un ambiente altamente stressante e imprevedibile, con riposi settimanali che saltano e ferie estive in forse fino all’ultimo momento, con un malessere che si ripercuote inevitabilmente sulle famiglie.
Non è la prima volta, purtroppo, che ci troviamo a segnalare come la mancanza di preparazione del delicato ramo della gestione del personale crei disorganizzazione e scompiglio. Ci aspettiamo decisioni prese da persone preparate e degne dei ruoli che ricoprono, e non di quelle che avrebbe saputo prendere chiunque, tanto per risolvere il problema.
Rivedere i compiti e gli orari delle aperture caserme nel periodo estivo, permetterebbe a tutti di vivere il lavoro senza forti stress, senza la continua cancellazione di riposi e ferie e turni che sembrano tirati fuori dal pallottoliere!
Il SIM Carabinieri Friuli-Venezia Giulia, rammentando come i dipendenti piĂą felici siano lavoratori piĂą produttivi, resta sempre disponibile ad un confronto con la scala gerarchica, per trovare soluzioni efficaci che portino al miglioramento del rapporto lavoro-personale-famiglia. A meno che nell’Arma non ci sia la perversa convinzione dell’esatto contrario.
SIM CARABINIERI
I commissari Regionali Friuli-Venezia Giulia