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I protocolli operativi per le Forze di Sicurezza

“Il disagio del poliziotto e la necessità di stabilire le regole d’ingaggio.”

Catania – Questo il tema della tavola rotonda che si terrà il prossimo 30 novembre alle 9.30, presso l’Aula Magna Santo Mazzarino del Monastero dei Benedettini San Nicolò L’Arena, organizzato dal S.I.A.P della Polizia di Stato con la partecipazione del S.I.M. Carabinieri e del SI.NA.FI. della Guardia di Finanza. Il dibattito, moderato da Concetto Mannisi de “La Sicilia”, si aprirà con l’introduzione del Segretario Generale Provinciale SIAP Catania, Tommaso Vendemmia e vedrà la partecipazione del Dott. Mario Della Cioppa, Questore di Catania e dell’On Salvo Pogliese, Sindaco della Città Metropolitana.

” L’attuale sistema normativo italiano, non consente agli appartenenti alle forze dell’Ordine, di essere risolutivi nei normali controlli al cittadino, nel caso di interventi per ristabilire le condizioni legate all’ordine o alla sicurezza pubblica” quanto riportato nel documento presentato dalle sigle sindacali. “Con l’introduzione delle norme sulla sicurezza urbana e la previsione di provvedimenti nei confronti di soggetti che si rendono responsabili di atti di inciviltà, che non sempre costituiscono reato, se gli stessi devono essere sottoposti a controllo di polizia, l’operatore (chiamato in seguito agente) non può usare nessun mezzo o strumento a sua disposizione, normativo e pratico, per poter finalizzare positivamente il controllo e nel costringere l’individuo a detenere un atteggiamento consono e osservante delle riprovazioni ufficiali. Da ciò emerge che qualsiasi attività non perfettamente codificata da un modus operandi adatto e univoco per tutti gli appartenenti alla Forza Pubblica, crea spesso disagi a chi opera e
soprattutto un complesso disagio psicologico a chi subisce l’azione di polizia. Spesso il cittadino, tratto in “inganno” da un sistema di diritto non sempre aderente alle sue conoscenze, non si rende conto che respingere un sistema di controllo di polizia o di un atto delegato dall’A.G., può aggravarne la posizione soggettiva che nel nostro sistema penale è invasiva e perdura nel tempo con conseguenze amministrative e giuridiche importanti ( es: un semplice atto di perquisizione che nel nostro sistema può essere operato dalla P.G. d’iniziativa mentre molti credono sia eseguibile solo in forza ad un mandato del magistrato e quindi opponibile).
Il sistema politico, frastornato dalle notizie di diffusione televisiva o dai social o di cronaca, diffuse più per audience che per raccontare fatti, dipingono o coinvolgono speso la forza pubblica come un sistema di soppressione dei diritti o vedono nel poliziotto una figura oppressiva e che limita la libertà del singolo ( es. i facinorosi che creano i disordini violenti di piazza che non ottemperano all’ordine di sgombro e sono poi resi inoperosi da un atto di forza pubblica, non è soppressione di democrazia ma un atto per garantire la manifestazione). Scaturisce così da diverse minoranze, l’esigenza di colpire il sistema, puntando spesso il dito verso gli operatori di polizia, soggetti terminali del sistema Stato. Vi è quindi l’esigenza di introdurre dei protocolli operativi concreti per le forze di sicurezza che operano sul territorio, da distinguere con la massa di operatori che formano il comparto sicurezza e difesa. Le forze di sicurezza sono quelle professionalità deputate al controllo del territorio, alla prevenzione e repressione dei reati anche di ordine e sicurezza pubblica. L’ipotesi di aprire una seria riflessione coinvolgendo tutti gli attori ovvero: polizia, carabinieri, finanza, magistratura sulle procedure uniche da eseguire e le attrezzature audio visive da utilizzare e nuove norme di legge, a tutela del cittadino e dell’agente, sono ormai una realtà che va assolutamente affrontata in maniera bipartisan proprio a garanzia dello Stato democratico e del sistema trasparente che ogni società ha il dovere di detenere. Le forze dell’ordine agiscono in forza ai dispostivi di legge, in conseguenza alle violazioni commesse, secondo la gravità e le circostanze di tempo e di luogo. In Italia, qualsiasi strumento in dotazione alle FF.OO., è in genere coercitivo ovvero è utilizzato proporzionalmente all’attività che si deve contrastare e quindi al manifesto reato che commette l’individuo. Le dotazioni delle FF.OO., ai fini di contrasto ad una violenta reazione dell’individuo, permettono all’agente, di utilizzare le attrezzature in dotazione che non sono adatte a prevenire il fatto, ma sono utili per reprimere il soggetto.
Uno dei cardini del sistema è indubbiamente l’addestramento e la formazione del personale che mira a garantire la sicurezza dell’agente operante e il rispetto della vita e dignità umana del reo. Nasce così un vuoto incolmabile nel caso di soggetti che sebbene commettono reati di lieve entità o addirittura non ascrivibili specificatamente, devono essere controllati o indentificati o si debbano avviare le procedure obbligatorie di legge. In questo caso l’agente non ha strumenti normativi per poter operare in sicurezza e garantire la sicurezza e la privacy all’individuo controllato.”

Relatori della tavola rotonda, a cui parteciperà Angelo Villari, dirigente PD, saranno: l’On. Dino Giarrusso, Europarlamentare; l’On. Valeria Sudano, Senatore della Repubblica; l’On. Stefano Candiamo, Senatore della Repubblica; la Dott.ssa Laura Romano, Comm. Capo Polizia di Stato; Riccardo Monti, Segretario Nazionale SIM Carabinieri; Gianpiero Tosto, Segretario Generale Provinciale SIM Carabinieri;
Rosario Greco, Presidente Direzione Regionale SINAFI; Salvo Romeo, Dirigente Regionale SINAFI.  Concluderà i lavori il Segretario Nazionale Siap, Luigi Lombardo,

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