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Green Pass: il rompicapo.

Ed anche oggi per i Carabinieri, con o senza il green pass, nulla è cambiato perché, come abbiamo già detto, in anfratti di fortuna mangiavamo ieri e lo stesso sarà oggi. Però abbiamo ragione nell’affermare che, ascoltando le nostre richieste, verrà data quanto prima dignità a chi non può essere ammesso nelle mense dell’amministrazione per ordine governativo.
Oggi più che mai dobbiamo intervenire su alcune e, purtroppo, non poche mense interne dove sicuramente non si consumano pasti luculliani. Possiamo ipotizzare già, come avviene per gli esercizi di ristorazione esterni, l’effettuazione di tamponi rapidi per eventuali ingressi in mensa laddove non si possano reperire spazi idonei, anche se abbiamo contezza del fatto che l’Amministrazione stia allestendo aree esterne alla mensa per garantire il pasto a tutti i carabinieri, nel rispetto della citata direttiva governativa.
Ma la domanda sorge spontanea e ci si interroga su quale sia il vero scopo del Green Pass nell’Amministrazione militare.
Forse convincere gli scettici a vaccinarsi? Militari che pero’, fin da subito, hanno risposto alla vaccinazione in maniera massiccia, anche quando fatta la prima dose di Astrazeneca le somministrazioni venivano, per i noti motivi, interrotte. Se fosse così sarebbe grave: lo Stato potrebbe prendersi le dovute e giustificate responsabilità applicando l’articolo 206-bis del C.O.M. (Profilassi vaccinale del personale militare): la Sanità militare può dichiarare indispensabile la somministrazione, secondo appositi protocolli, di specifiche profilassi vaccinali al personale militare per poterlo impiegare in particolari e individuate condizioni operative o di servizio, al fine di garantire la salute dei singoli e della collettività’. Forse si vuole evitare che i vaccinati contagino in non vaccinati o viceversa ? Se così fosse non dovrebbero stare ore e ore insieme sulla stessa auto o nello stesso ufficio o, magari, per gli accasermati, nella stessa camera, e per i servizi di ordine pubblico nella stessa stanza d’albergo, e bisognerebbe chiedere il green pass agli arrestati, evitando di trasportarli in auto o verificare il green pass prima di tenere i fermati in una camera di sicurezza, ecc…Il rischio zero non esiste e ne siamo consapevoli ma i disagi potrebbero essere limitati.
Da noi i carabinieri positivi sono pochissimi e in alcune nostre organizzazioni hanno un’incidenza pari allo 0,01%. Allora a cosa serve il green pass nelle mense? Quelle stesse che sono rimaste aperte e in funzione in piena zona rossa, nel momento in cui centinaia di cittadini morivano e i Carabinieri erano sulla Strada incuranti del pericolo!
Ricordiamo che a Lampedusa, per carenza di camere presso le strutture ricettive, i militari sono stato obbligati dalla Prefettura di Agrigento ad alloggiare in sistemazioni doppie, in stanze minuscole e dove i letti sono spesso a distanze minime.
Anche l’Unione Europea, in Gazzetta Ufficiale, ha rettificato invitando tutti gli Stati membri ad evitare discriminazioni: “…è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate…”.
Il SIM Carabineri chiede soluzioni che rispettino il militare, il suo servizio, il suo sacrificio!

SIM CARABINIERI
Segreteria Nazionale

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