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Europa SIMa non per tutti

Parigi – Alla luce degli “usi e costumi” tenuti in alcuni Comandi Carabinieri nel Friuli-Venezia Giulia, non stupisce tanto l’osteggiamento nei confronti delle associazioni sindacali militari che, invano, a fronte di una norma di legge, cercano di tutelare i diritti del personale in divisa.

Tale comportamento induce a pensare che verso le associazioni sindacali, nate per la tutela del personale militare ed il miglioramento delle condizioni di lavoro, buona parte della scala gerarchica in Italia sia culturalmente prevenuta.

In linea con la volontà del paese, in riferimento all’appartenenza ed all’integrazione degli Stati aderenti all’Unione Europea, il SIM Carabinieri, rappresentato per l’occasione dal Segretario regionale SIMCC Friuli Venezia Giulia, Giuseppe Ciraco’,  ha partecipato ad un convegno tenutosi a Parigi il 25 maggio scorso, voluto ed organizzato dall’EUROMIL (European Organisation of Military Associations and Trade Unions) di fronte alle rappresentanze di numerosi paesi della Unione Europea.

In un clima sereno abbiamo però, nostro malgrado e con imbarazzo, preso atto della totale sfiducia, non tanto verso il sistema sindacale tuttora in cantiere che ancora non vede luce e già parte male, ma bensì verso il sistema gerarchico militare, in riferimento al rapporto con le Associazioni Sindacali Militari, quasi si volesse tutelare una nicchia di potere riservato a pochi, esportando così mediaticamente all’esterno della Nazione un retaggio culturale non più allineato ai tempi. Insomma, anche stavolta si è mostrato il peggio di noi.

Al centro del dibattito, l’orario di lavoro, le ferie ed i riposi. Evitando di citare in questa sede leggi e regolamenti europei, mai recepiti per le Forze Armate e di polizia, ma riservandoci di farlo con forza e diritto nelle sedi opportune, è emerso un continuo degrado delle condizioni di lavoro dei militari che generano nel personale situazioni di forte stress psicofisico, che si ripercuote nella vita privata e negli affetti, registrando così un elevato numero di gesti estremi, tra le Forze dell’ordine e militari.

Dietro lo scudo di “improvvise e inderogabili esigenze di servizio”, raramente o quasi mai documentate, avviene infatti una sistematica violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie.

Ricordiamo che la mancanza cronica di personale non è né improvvisa né una colpa del militare, anche se lo stesso la subisce sopperendo a tale carenza con centinaia di ore straordinarie che non vedrà mai ripagate e che comunque non avrebbero mai dovuto essere svolte.

Inoltre, i giorni in cui avvengono eventi, cerimonie e commemorazioni sono noti e sempre gli stessi ogni anno, e non eventi imprevisti; non si capisce allora come sia possibile non vengano mai organizzati per tempo, causando la soppressione improvvisa di riposi e ferie per riuscire a coprire tutti i turni di servizio.

Il nostro dubbio è che il confine tra l’improvviso e la disorganizzazione sia sottile, e che la formula più semplice, che non richiede particolari capacità gestionali, sia sfruttare il personale, magari quello più giovane, timoroso, non in servizio permanente, sul quale è facile essere “convincenti”, citando ad esempio le Note Caratteristiche durante l’amichevole conversazione o la modifica d’iniziativa unilaterale delle ferie.

Dopo essersi rassicurata sulle scarpe lucidate a puntino, la bandoliera ed il berretto indossati alla perfezione, ci piacerebbe che la nostra Amministrazione riservasse maggiore attenzione al benessere psicofisico del proprio personale e non a quello dell’autorità di turno, sia militare, religioso, amministrativo che di pubblica sicurezza o giudiziaria, sperando di conseguire chissà quale utile.

Passateci dunque la metafora secondo cui “non si tappano tre buchi con due tappi”: se il personale manca perché fortemente in sotto organico, allora va rivista la sburocratizzazione degli uffici, che perdono giorni e giorni a scrivere procedure scontate o dati che tutti hanno a disposizione.

L’organizzazione dei servizi, in particolare quelli che improvvisamente giungono dal Responsabile per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, non possono essere accettati a prescindere e, a volte, bisogna saper dire NO! È questo che dovrebbe fare “con coraggio” chi si occupa della gestione del personale, ammesso abbia conoscenze e capacità per farlo, senza avere il timore di ferire la sensibilità dell’interlocutore.

Al contrario, sfruttare il personale dipendente, violando sistematicamente la normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie, è una pratica che appartiene ad un altro tipo di persone ben definite dalle leggi vigenti.

Speriamo che questo nostro ennesimo grido di allarme giunga a chi di dovere, e che vengano intraprese le giuste iniziative di controllo e indirizzo, affinché si ritorni ad un rapporto lavorativo sereno, rispettoso di tutti e, soprattutto, delle norme vigenti in materia, e che questo venga fatto in “famiglia”, senza dover ricorrere ad osservatori super partes.

Il SIM Carabinieri Friuli-Venezia Giulia, con il presente comunicato, si fa portavoce delle doglianze dei propri iscritti e chiede un confronto con la scala gerarchica sul tema qui esposto.

 

SIM CARABINIERI 

Segreteria Regionale SIMCC Friuli Venezia Giulia

Emmanuel Jacob, Presidente Euromil. Giuseppe Ciraco’, Segretario regionale SIMCC FVG

 

 

 

 

 

 

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