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Eroi da morti, criminali in servizio!

Cominciamo dalla fine: c’è un uomo a terra, rannicchiato su se stesso, circondato da cinque carabinieri. Lo stanno pestando con violenza.” Inizia così il pezzo del noto quotidiano che racconta la storia e titola partendo dall’immagine finale “Salerno video shock: uomo picchiato da 5 carabinieri”, solo nel sottotitolo sembra poi recuperare la corretta cognizione temporale ordinando meglio gli eventi “Tenta di investire con l’auto la pattuglia, viene bloccato e aggredisce i militari. Poi viene pestato a calci e manganellate. Aperta un’inchiesta
Il racconto dei fatti, noi del SIM, scegliamo di rimandarlo alla visione completa del video ma con un’appassionata raccomandazione, dettata da amor di verità, di vederlo, almeno il video, cominciando dall’inizio. Sì, perché riteniamo sia giusto affidarsi ai fatti per come avvengono nella vita reale, in natura, scomodando quando necessario, come in questo caso, il principio di azione e reazione della Dinamica noto come la seconda legge di Newton, perché essa ha implicazioni anche nelle condotte umane e rende bene l’idea che, in una società democratica che contempera diritti e doveri di tutti i cittadini e che prevede nella sua Carta Costituzionale il bilanciamento dei poteri dello Stato, dovremmo tutti avere sempre ben chiaro che ogni nostra azione ha delle conseguenze delle quali siamo responsabili. Quindi, nel caso in specie, tutti dovremmo richiamarci all’etica professionale: noi del SIM Carabinieri infatti abbiamo scelto di non raccontare i fatti e non commentare, convinti come siamo della necessità di rispettare l’autonomia delle Autorità che sono chiamate a valutare e consapevoli di essere coinvolti emotivamente, quali colleghi dei cinque Carabinieri, che ogni giorno rischiano sulla strada e che dovranno, come è giusto, spiegare il loro operato; ma anche chi racconta, chi ha il potere (il quarto) dell’informazione, dovrebbe affidarsi semplicemente ai fatti, sempre loro, che andrebbero scritti in ordine cronologico e sempre con la stessa dimensione di carattere, anche perché quando si parla di sicurezza e di uso della forza, è nostra opinione, che non si possa ricercare la “sensazionalità” a costo di invertire l’ordine degli accadimenti cominciando dalla fine. Tali logiche appartengono al pubblicitario più che al cronista, e la deontologia professionale dovrebbe impedire di sacrificare sull’altare delle logiche di vendita la fiducia nell’operato delle forze dell’ordine, condizionando ed esacerbando immediatamente il tema con una narrazione ad hoc. È ovvio, vogliamo affermarlo con assoluta fermezza, che le responsabilità accertate nelle previste sedi vadano punite con assoluto rigore, ma questo non è il punto, che invece vogliamo si concentri sull’atteggiamento riservato ai Carabinieri, che operano nella gran maggioranza di tutti gli interventi su strada, da una certa stampa che sembra prediligere una linea che riteniamo quantomeno “poco prudente” di puntare subito il dito sui Carabinieri.

Mettere in discussione senza riserve la credibilità di alcuni operatori di polizia, finisce inevitabilmente per delegittimarli tutti nell’esercizio del loro dovere di far rispettare la legge anche mediante l’uso della forza. Ovviamente questo viene meno se chi scrive segue uno specifico disegno denigratorio verso l’Arma dei Carabinieri che ci rifiutiamo, nonostante tutto, di prendere in seria considerazione.

I fatti quindi dovrebbero poi partire da molto più indietro questo quindi lo vogliamo fare noi.

L’immancabile Gabrielli infatti annunciava, in riferimento al

Teaser, a Genova nel 2018, a margine della visita a uno degli agenti feriti dal giovane poi ucciso durante un TSO. Avvieremo una sperimentazione sul campo a partire dall’Arma dei Carabinieri, e in parte la Guardia di Finanza in diverse città italiane e poi il “taser” sarà fornito in dotazione alle forze dell’ordine su tutto il territorio nazionale, aggiungendo che l’iter era iniziato alla fine del 2014; ed ancora: 19 giugno 2019, Taser, gara in vista per l’assegnazione alle forze di Polizia, 20 gennaio, in arrivo 4.500 taser per le forze di polizia, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro Luciana Lamorgese, approva il Dpr (decreto del presidente della Repubblica) di modifica di dotazione delle armi della Polizia di Stato, amministrazione civile, per introdurre appunto quella elettrica.

“Stiamo ancora aspettando” continuando a pagare un caro prezzo, mentre il Dipartimento della pubblica sicurezza continua a fare roboanti dichiarazioni, a parlare di sicurezza “percepita”, “integrata”, “partecipata” ed altre simili manifestazioni di pensiero prive di risvolti pratici, se non quelli di alimentare discussioni da convegno e le pagine delle circolari ministeriali, ma che nulla aggiungono rispetto alla soluzione dei problemi che ogni giorno i Carabinieri affrontano nel servizio. Soluzione che passa alle volte – dobbiamo tutti farcene una ragione – per “l’uso legittimo della forza” che non è un utile scusa per pestare le persone in strada, ma è l’affermazione che lo Stato deve ristabilire comunque l’ordine. È tempo che proprio chi dal Viminale sciorina  i risultati operativi dei Carabinieri, si assuma la responsabilità – morale innanzitutto ma non solo – di averli lasciti soli quei Carabinieri, non fornendo loro, ad esempio, proprio uno strumento come il taser che li aiuti a difendere la propria incolumità e che, al contempo, consenta loro un uso della forza meglio calibrato rispetto all’arma da fuoco o allo scontro fisico.

Oggi questi strumenti, “narrati” solo sui giornali, non ci sono, né sono state studiate ed approvate regole comuni circa il loro corretto uso operativo, che possano supportare l’operatore di polizia nella scelta di utilizzo e, attesa l’imponderabilità degli eventi, chi dovesse poi giudicane il corretto operato. Un nuovo strumento quale il taser, con relativo manuale operativo dal taglio pratico, sarebbe un modo per creare dei limiti che distinguano ,una volta per tutte, gli abusi nell’uso della forza dalle conseguenze anche gravi che questa può comportare.

I Carabinieri continuano ad agire con grande coraggio e generosità, ma in uno stato di frustrante abbandono, intrappolati tra il rischio per la propria vita, l’adempimento del loro dovere (di cui sono intimamente convinti) e l’assenza – in sostanza – di adeguate dotazioni e di concrete regole d’ingaggio che individuino il corretto operare mettendo al riparo le forze dell’ordine da un irrazionale giudizio solo emotivo.

Cosicché scene con Carabinieri in difficoltà di fronte ad un energumeno non si ripeteranno più. È facile giudicare e criticare senza capire le difficoltà che ogni giorno si devono affrontare per strada, per poi cambiare volto quando le vittime sono proprio loro: eroi quando muoiono, criminali in servizio.  

Noi siamo certi che è ormai il momento di iniziare a mettere mano alla 121 del 1981, prevedendo per legge una equa alternanza, nei ruoli di responsabilità e  coordinamento, tra le forze di polizia a competenza generale e  i prefettizi, personale di differenti esperienze, che possa permettere un netto miglioramento dello strumento nel suo complesso. Dopo questa battaglia che tutti insieme stiamo affrontando, sarà opportuno sedersi intorno ad un tavolo per progettare il futuro delle forze di polizia, tenendo in considerazione il fatturato annuo (in termini di attività operativa) che ciascun corpo porta in dote.

Il futuro dovrà vedere ai vertici, a decidere, chi è passato dalla strada portando i migliori risultati in termini di dato complessivo e di efficienza. Una meritocrazia che sentiamo non possa più essere estranea alla scelta della figura da prevedere a capo del dipartimento di pubblica sicurezza.

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