DIRITTI E DOVERI: INTERVISTA AL DOTTOR LUCA PALAMARA
Roma. Nella nuova rubrica dal titolo “Doveri e Diritti” il Dottor Luca Palamara, intervistato dal nostro Presidente il Dottor Giuseppe Bonadonna affronterà alcune importanti e delicate tematiche del mondo del diritto con uno sguardo attento ai diritti delle donne e degli uomini con gli “Alamari”. Le controversie più attuali, più delicate, più dibattute viste con lo sguardo attento del Dott. Palamara un vero esperto dell’universo della giustizia e del diritto.
Il Segretario Generale del SIM Carabinieri Antonio Serpi.
INTERVISTA:
Il Presidente: Dottore è un piacere averla ospite in questa nuova rubrica, dove i nostri carabinieri potranno leggere e approfondire con il suo aiuto alcune tematiche di interesse e di assoluta attualità per gli uomini e le donne in divisa.
Dott. Palamara: Un motivo di vanto ed orgoglio poter fornire il mio contributo in questa rubrica. Seguo sempre con grande attenzione tutto ciò che avviene intorno al mondo delle Istituzioni fondamento della nostra vita democratica e più in generale mi piace registrare gli umori e le preoccupazioni dei tanti appartenenti all’arma dei carabinieri che quotidianamente mettono il proprio operato a servizio dell’intera comunità.
Presidente: recentemente un drammatico fatto di sangue, narra la cronaca, ha visto protagonista un collega Poliziotto che per difendersi da una aggressione ha sparato ad un soggetto armato di coltello, oggi risulta essere indagato, atto dovuto?
Dott. Palamara: Sì un drammatico fatto di sangue in relazione al quale deve però essere accertato il reale accadimento dei fatti e le eventuali responsabilità. Ma nella nostra società non c’è tempo per attendere gli esiti del processo perché occorre strumentalizzare la vicenda dal punto di vista politico per poi sbattere il mostro in prima pagina deprivandolo della possibilità di difendersi. In questo ambito ed in questo contesto l’iscrizione del poliziotto, che normalmente dovrebbe rappresentare un atto dovuto a garanzia del diritto di difesa, diventa sinonimo di sentenza di condanna. E tutto questo chiaramente non può essere accettato.
Il Presidente: non c’è il rischio che gli uomini in divisa si sentano lontani dalla magistratura o meglio dai pm?
Dott. Palamara: È un rischio che esiste e che riguarda prevalentemente determinate tipologie di reati: penso allo spaccio, ai furti, pensiamo prevalentemente a quelli commesse dalle donne incinte, alle rapine, alle resistenze etc… Su questo terreno si rischia un pericoloso corto-circuito tra quella parte della informazione e della politica che sostiene che “lo Stato non può essere forte con i deboli” ed una parte della magistratura. Situazione questa che determina una lontananza tra una parte della magistratura e le forze dell’ordine sulle quali poi inevitabilmente finisce per essere scaricata l’insoddisfazione della intera collettività. Per altre tipologie di reato il rapporto invece si capovolge. In questo caso si sostiene che “lo Stato non può dimostrarsi debole con i forti” e si alimentano vicendevolmente le carriere nei rispettivi ambiti. Ma questa è un’altra storia.
Il Presidente: è inutile sottolineare che essere posto sotto indagine sia un vero e proprio tsunami e specialmente per chi è stato costretto ad una determinata azione nel compimento del proprio dovere, quali secondo lei i possibili rimedi?
Dott. Palamara: Lo Stato ha il dovere di tutelare chi è stato costretto ad una determinata azione nel compimento del proprio dovere e soprattutto deve comprendere le situazioni in cui gli uomini in divisa svolgono la loro attività. Ritrovarsi indagati è una sofferenza indicibile per chi fa parte del mondo delle Istituzioni. Individuare rimedi correttivi siginifica, in primo luogo, garantire una difesa efficace ed evitare la gogna mediatica in occasione di quelle vicende che interessano l’opinione pubblica. Da questo punto di vista l’attuale formulazione dell’art.335 del codice di procedura penale impone ai pubblici ministeri grande prudenza allorquando si devono iscrivere i nominativi delle persone nel registro degli indagati.
Il Presidente: accuse di razzismo, a Pisa e Verona agenti indagati, non c’è il rischio che gli operatori di polizia da forze di polizia diventino degli assistenti dell’ordine e della sicurezza pubblica?
Palamara. Sono rimasto scioccato dalla lettura del rapporto dell’ECRI del consiglio d’Europa. Chi ha messo in circolazione quelle informazioni si dovrebbe semplicemente vergognare perché in ogni organizzazione complessa esistono le responsabilità individuali che chiaramente devono essere accertate e sanzionate da parte degli organi competenti. Ma da qui a gettare ombra su un intero corpo vuol dire non avere a cuore le nostre Istituzioni e soprattutto inseguire un briciolo di notorietà veicolando agli organismi internazionali notizie false per evidenti finalità politiche.