Comunicato stampa SIM Emilia Romagna
Dopo il Piemonte, la Lombardia e la Calabria ora anche l’Emilia chiede le dimissioni del segretario aggiunto Zetti.
” Lo scorso 2 febbraio, a Roma, nasceva il SIM Carabinieri, il primo sindacato militare dei Carabinieri. Insieme a circa 200 persone, ho visto prendere forma uno strumento che permette di dare voce a tutti noi, volto al miglioramento delle condizioni lavorative di chi si spende quotidianamente per il bene del Paese. Tale forma di tutela, consente di mediare le legittime aspettative dei lavoratori nei confronti del datore di lavoro, iniziativa che si traduce ineluttabilmente in maggiore produttività che, nel nostro caso, equivarrebbe a maggiore sicurezza per i cittadini. Un’importante occasione per ribadire l’importanza dell’Arma dei Carabinieri, opportunità che permetterebbe a tutti noi un confronto diretto anche con la politica. Confronto volto alla necessità di auspicare una legiferazione più attenta nei confronti di chi, troppo spesso, è costretto a lavorare con la paura di incappare in un procedimento penale, semplicemente per cercare di fare al meglio il proprio dovere. Tali considerazioni sottolineano maggiormente il senso di responsabilità che avrebbe dovuto pervadere tutti i presenti alla costituzione del SIM Carabinieri, nonché tutti coloro che, a prescindere dalla sigla sindacale, hanno deciso di intraprendere una strada tanto nobile quanto ardua. Grazie al SIM Carabinieri ho assaporato nuovamente quei valori di solidarietà, di spirito di corpo e di abnegazione che da qualche anno consideravo essersi quasi assopiti. Un gruppo coeso che, nelle more di un buco legislativo nonché normativo che non ci permette ancora di essere “operativi”, già si è speso e si spende nell’aiutare il collega in difficoltà, attuando semplicemente quel concetto c.d. di mutuo soccorso che oramai anima quotidianamente tutti coloro che hanno permesso che il SIM Carabinieri crescesse giorno per giorno, fino ad ottenere risultati assolutamente insperati fino a pochi mesi fa.
Per quanto appena espresso non posso accettare, e ne prendo fermamente le distanze, l’atteggiamento da parte di qualcuno con cui credevo di condividere sentimenti propositivi, volto a tentare di vanificare la necessità di rappresentare a tutti i miei fratelli in uniforme l’importanza del fatto che il SIM Carabinieri continui a crescere, così come lo stesso sindacalismo militare più in generale. Non posso tollerare che qualcuno si appropri arbitrariamente di una pagina social, che anch’io ho contribuito a far crescere, cacciando dalla stessa colleghi che semplicemente volevano dire la loro, che volevano esprimere il proprio pensiero, in linea con quei principi democratici che devono regolare la vita di tutti noi. Non posso che ribadire di prendere le distanze da chi, seppur verbalmente mosso dal principio primo sul quale si fonda il SIM Carabinieri, quel “mai più soli”, ribadito fortemente da tutti quelli che credono in un sindacato giusto e rivolto all’aiuto del Carabiniere in difficoltà, non si è speso per aiutare concretamente un collega al quale avevano aperto un procedimento disciplinare evidentemente pretestuoso e ritenuto limitativo per l’azione sindacale intrapresa dallo stesso. Il tentativo oramai palese di distruggere il SIM Carabinieri dall’interno, di fatto si traduce nel creare confusione tra le fila di chi al contrario dovremmo tutelare, una condizione che, viceversa, chi lavora veramente per quelle virtù che esso rappresenta, cerca di scardinare con la semplice informazione, costruendo, organizzando incontri informativi su tutto il territorio, coinvolgendo i colleghi, facendo gruppo. Mi chiedo quindi se tale modus operandi, che di fatto si traduce nel tentativo più o meno percepito di rallentare il processo della sindacalizzazione militare, è veramente coerente con le parole di chi dice di lavorare per le legittime aspettative dei Carabinieri o è, al contrario, una becera manovra volta alla strumentalizzazione dei valori da esso rappresentati per la realizzazione di fini prettamente personali che poco hanno a che fare con le necessità dei Carabinieri?
Mi chiedo inoltre perché, se il Segretario Generale aggiunto del SIM Carabinieri Massimiliano Zetti ha oramai rappresentato in tutte le sedi una linea diversa da quella perseguita ufficialmente dalla segreteria nazionale, non si dimette? Perché, atteso che oramai è palese il suo interesse per una nuova sigla sindacale, non inizia magari a contribuire in modo fattivo alla crescita di una coscienza sindacale del personale, invece di continuare a cercare di vanificare l’impegno che molti esprimono quotidianamente nel creare un sindacato forte e rappresentativo per la tutela dei Carabinieri?
Per quanto riguarda la mia personale esperienza, vorrei aggiungere che, a parte la presenza ad un paio di convegni in questa Regione, non ritengo di avere ricevuto alcun sostegno fattivo da parte degli attuali fuoriusciti dal SIM Carabinieri, ivi compreso lo stesso Segretario Generale aggiunto, non mi sono sentito supportato nella mia azione quotidiana nel coinvolgere ed informare i colleghi. Al contrario, il confronto quotidiano con il resto dell’attuale Segreteria Nazionale e con la moltitudine dei costruttori di rete sparsi nel territorio nazionale fedeli al progetto, mi ha permesso di ottenere risultati ragguardevoli volti all’accrescimento di un sindacato militare, il SIM Carabinieri, che oramai rappresenta una realtà solida nel panorama dell’associazionismo sindacale militare.
Per le ragioni sopra riportate, nel rispetto che ogni singolo iscritto merita, chiedo al Segretario Generale aggiunto del SIM Carabinieri Massimiliano Zetti di valutare seriamente di presentare le proprie dimissioni, atteso che la stragrande maggioranza del sindacato non condivide la sua linea di pensiero. ”
Il Commissario Straordinario per l’Emilia Romagna
Francesco Mutri