Comunicati Regionali

Centro di Permanenza Restrittiva di Palazzo San Gervasio.

Problematiche logistiche ed organizzative dei militari in forza al 10° Reggimento Campania. Malessere del personale.

Ormai, da svariati mesi, giungono con cadenza quotidiana  numerose segnalazioni in merito ai continui, molteplici e sempre nuovi disguidi che emergono per il servizio svolto al CPR di Palazzo San Gervasio. I sempre più frequenti spotlight mediatici puntati, l’irriverenza crescente di taluni clandestini ospitati nonché il nuovo appalto con  una cooperativa disorganizzata per i servizi gestionali interni, creano condizioni lavorative estremamente complicate che ogni giorno i nostri operatori si trovano a dover fronteggiare per garantire la sicurezza del Centro adibito alla permanenza di extracomunitari, sottoposti alla procedura di identificazione per il successivo rimpatrio.  Molti di questi ospiti sono soggetti con condanne pendenti o in fase di giudizio per reati contro la persona e/o il patrimonio, tossicodipendenti e talvolta anche interessati da problemi psichici, che li vedono attori principali di rivolte interne che sfociano in atti incendiari, inscenate di suicidi per tagli autoinferti o simulazioni di impiccagione che alimentano il ventaglio delle ormai quotidiane situazioni di turbamento.

I militari impegnati in detto servizio si trovano quindi a dover maneggiare una “bomba ad orologeria” anche perché, ogni minima criticità qualora non fosse gestita in maniera ottimale, potrebbe essere lesiva sia per gli ospiti che per il personale militare e civile impiegato.

Oltre a queste ataviche criticità di carattere operativo, si aggiungono le ormai note dolenti di matrice logistica connesse espressamente al vitto presso “l’Olantini Resort”, unico aggiudicatario di gara, ove si consumano la maggior parte dei pasti in relazione ai turni di servizio svolti. Da sempre il vitto fornito costituisce elemento cardine per il benessere del personale distaccato già vessato, stressato e sottoposto a turni di lavoro difficili per le anzidette motivazioni operative, ed il semplice fatto di rappresentare in questo contesto motivo di disagio lede, oltre che tranquillità del singolo operatore anche la dignità umana dello stesso.
I pasti confezionati dall’anzidetta struttura ricettiva sono oltremodo scarni, in seno alle quantità somministrate, altresì peccano di una benché minima qualità negli ingredienti: le grammature delle portate  rasentano la porzione minima garantita, non vengono proposti menù giornalieri variegati dovendo scegliere talvolta portate a base dello stesso ingrediente quale ad esempio il tacchino che in certi casi è stato proposto nelle ricette più impensate semplicemente per un chiaro discorso di derrate alimentari giacenti.
La frutta di stagione viene proposta in poche varianti, così come la qualità della stessa è chiaramente di basso livello, in quanto servita già in avanzato stato di conservazione, come capita spesso per uva e melone. Nella sala ristorante le condizioni igienico sanitarie sono alquanto precarie: insistono, infatti, insetti di vario tipo e le mosche abbondano al punto che i commensali sono tenuti ad ingaggiare una lotta costante per tutta la durata del pasto, al fine di evitare che si posino sul cibo, cosa che di fatto avviene sistematicamente. Ma la beffa maggiore che subiscono i militari, così come gli operatori delle altre forze di polizia interessate dalla medesima convenzione, è quella inerente alla disparità di trattamento nel servizio al tavolo nettamente differente a quello riservato agli avventori privati. I tavoli sono approntati diversamente con tovagliame di bassa qualità e spesso la mise en place non è allineata alle basiche regole di presentazione.
Quanto detto obbliga indirettamente l’operatore a dover compensare provvedendo a proprie spese per garantirsi un pasto decente, o per soddisfare le proprie esigenze alimentari, vanificando lo sforzo del servizio distaccato, rimettendoci l’intera remunerazione percepita per lo stesso o, caso estremo, a dover saltare la consumazione dell’intero pasto al fine di evitare successive spiacevoli problematiche di natura fisiologica
Si rende noto, inoltre, che anche altre sigle sindacali di Polizia si sono attivate in merito alle suddette problematiche, rappresentandole agli enti preposti attraverso i previsti canali ma, ad oggi, non si sono registrati i giusti ed opportuni interventi, mirati a rendere più agevole la posizione dei militari resa già difficile dalle esigenze richieste dal C.P.R. che, più che un centro di permanenza restrittiva, andrebbe rinominato come “Centro per il Risparmio”.
Tutte le problematiche espresse sono sempre state rappresentate tempestivamente in occasione delle varie visite ufficiali, nonché in concomitanza delle varie ispezioni operate dalla linea di Comando, ma ad oggi nulla è stato fatto.

Questa Segreteria auspica un risoluto intervento di chi è preposto, non solo al controllo ed al sanzionamento dei militari dipendenti ma anche alla tutela del loro benessere, nonché della loro dignità personale e professionale soprattutto se operanti in condizioni critiche ed in sedi distaccate.

SIM CARABINIERI
Segreteria Provinciale di Napoli

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