CASO RAMY: IL SIM CC PUNTA IL DITO CONTRO I “MANDANTI MORALI” DELLE VIOLENZE ALLE FORZE DELL’ORDINE
Roma. Il SIM Carabinieri, primo sindacato militare in Italia per numero di iscritti nell’Arma dei Carabinieri, interviene a poche ore dall’escalation di violenze contro le Forze di Polizia a seguito della nota vicenda Ramy Elghani e lo fa puntando il dito contro quelli che ritiene i “mandanti morali” delle ignobili ed intollerabili aggressioni. I fatti sono chiari: un ciclomotore fugge all’alt e scatena l’infermo sulle strade di Milano. Chiunque, un bambino, un anziano, un casuale passante di quelle strade è in quel momento un bersaglio inconsapevole. I Carabinieri lo sanno e quel ciclomotore va fermato. Tre pattuglie dei Carabinieri si pongono al suo inseguimento e al termine di una concitata e pericolosissima fuga quel ciclomotore cade, il passeggero Ramy Elghani muore sul colpo ed il conducente Fares Bouzidi si salva e viene arrestato, salvo poi, pochi giorni dopo, tornare in libertà all’obbligo di firma. Le luci dei riflettori su Farez Bouziddi si sono già spente in poche ore, nessuno ci darà conto del reale motivo perché fuggiva, dovremo tutti credere alla sue parole davanti al GIP in sede di interrogatorio di garanzia secondo cui <<Mai nessuno mi ha intimato di fermarmi, io ho incrociato la macchina dei carabinieri, avevo paura perché non avevo la patente di guida e quindi sono scappato>>. A nessuno probabilmente dovrà dare conto delle vite che lo stesso, in pochi minuti, ha messo in gioco ma si sa, siamo in fondo in Italia e visti i <<motivi terapeutici>> alla base della sua scarcerazione sarà meglio non turbarlo. Ad essere turbati, invece, sono i militari che lo hanno inseguito. Sì, proprio quelli. Quelli che avevano il dovere di verificare il motivo della fuga, di identificarli e di impedire che in quella fuga uccidessero qualche ignaro passante. No, non è uno scherzo, è tutto vero, sono le ultime pagine di cronaca e storia del nostro bel Paese. Sono bastate infatti le sprovvedute ed affrettate dichiarazioni pubbliche di qualche improvvisato “commentatore”, purtroppo anche in vesti istituzionali, al grido di <<destituiamo immediatamente i Carabinieri!>>, <<hanno sbagliato!>>, <<lo hanno ucciso>> per agitare folle di facinorosi e delinquenti contro gli uomini in divisa. Poco importa che la magistratura stia ancora indagando, che abbia escluso al momento una imputazione dell’evento a titolo di dolo eventuale e che le prime verifiche dei vigili abbiano constatato che non via sia stato alcun urto tra l’autovettura dei militari (come, tra l’altro se questo bastasse e fosse rilevante in una imputazione di omicidio doloso). E rendere il tutto ancora più intollerabile vi è la cornice che alcuni media hanno deciso di collocare attorno al quadro di tali “giudizi di piazza”: i noti video della telecamera interna di una delle tre auto all’inseguimento, dati “in pasto” agli “affamati” delinquenti di piazza, con i commenti dei militari nelle concitate fasi della fuga: <<Peccato, non è caduto!>>….<<è caduto …bene!>>. Frasi suggestivamente ed equivocamente allusive di una sorta di contentezza per l’obiettivo raggiunto dai militari rispetto alla morte del giovane Ramy Elghami e che invece, qualunque uomo in divisa che lavora per le strade, sa perfettamente che si riferiva all’avvenuta constatazione del fermo del ciclomotore tra l’altro pronunciate da una delle tre autovetture di servizio che ancora non era giunta sul luogo dell’incidente e che dunque ancora non sapeva di quanto avvenuto. Qualcuno pensa che i militari nelle auto di servizio e durante un inseguimento come quello ripreso nei video dica frasi del tipo <<speriamo che riesca a scappare!>>? Ebbene, poco importa quale sarà la verità. Le masse di facinorosi sono ormai state “armate” da improvvisati giudizi sommari, spesso pronunciati proprio da chi, tra le fila della politica e delle istituzioni, si “riempie” la bocca di “Costituzione” e “principio di innocenza” e sono state “illuminate” da video ad arte confezionati che nulla aggiungevano o toglievano rispetto ai fatti che la magistratura sta accertando. L’unico risultato di tutto ciò è quello che abbiamo visto negli scontri di piazza di ieri, nelle ingiustificate aggressioni alle forze dell’ordine. Cui prodest? Avrebbe detto Cicerone. SIM Carabinieri, a tutela di tutti i propri iscritti, se lo chiede ormai da tempo ed è per questo che nei prossimi giorni chiederà un incontro con il Presidente del Consiglio al quale depositerà la proposta di legge con la richiesta di introduzione del nuovo reato di “fuga pericolosa” oltre ad una serie di ulteriori provvedimenti legislativi che garantiscano alle forze di polizia di poter operare in sicurezza. A tutti i nostri iscritti eventualmente coinvolti negli scontri di ieri, il segretario generale del SIM Carabinieri Antonio SERPI, rammenta che la polizza di tutela legale e disciplinare garantita di diritto a tutti i tesserati nonché, qualora lo vogliano, anche il gratuito servizio di assistenza psicologica messo a disposizione da questo sindacato militare. Sempre in tale ottica di tutela il SIM Carabinieri sta attualmente programmando mirate visite d’urgenza presso tutti i Comandi interessati dalle violenze ed aggressioni di questi giorni, al fine di interloquire direttamente con tutti i militari coinvolti ed assicurare loro il nostro più concreto sostegno e la nostra più sentita vicinanza. SIM Carabinieri mai più soli.
SIM CARABINIERI SEGRETERIA NAZIONALE