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(AGI) – Comparto sicurezza: suicidi sopra media,Cc ricorrono a psicologi.

(AGI) – Roma, 30 apr. – I suicidi nel comparto sicurezza e difesa sono superiori alla media nazionale. Nel 2019 (l’ultimo anno pre pandemia) ci furono 69 suicidi su circa mezzo milione di operatori. Nello stesso anno in Italia ci furono 3.680 suicidi su circa 60 milioni di persone. I fattori di questo fenomeno possono essere molteplici: il fatto di avere a disposizione un’arma da fuoco, lo stress per l’oggettiva pericolosita’ di alcune operazioni, i procedimenti disciplinari e penali nel caso di inottemperanze per i pagamenti verso i privati o verso gli Enti pubblici di riscossione, misure di disciplina e di gerarchia sconosciute agli altri comparti del lavoro pubblico e privato.

I dati dell’Osservatorio Suicidi in Divisa sono allarmanti. Ad Aprile 2022: 5 Carabinieri (di cui 2 carabinieri forestali); 1Esercito; 3 Polizia Penitenziaria; 5 Polizia di Stato; 2 Polizia Locale; 1 Guardia Giurata; 2 Vigili del fuoco.

Nel 2021 l’Osservatorio segnala 57 suicidi: 23 Carabinieri (di cui 3 Carabinieri-Forestali); 6 Polizia Penitenziaria; 7 Guardie Giurate; 8 Polizia di Stato; 6 Polizia Locale; 5 Guardia di Finanza; 2 Marina Militare.

Nel 2020 l’Osservatorio segnala 51 suicidi: 6 Guardia di Finanza; 15 Carabinieri; 9 Polizia di Stato; 5 Polizia locale; 3 Marina Militare; 1 Capitaneria di Porto; 7 Polizia Penitenziaria; 1 Aeronautica; 1 Esercito; 3 Guardia giurata. L’Arma dei Carabinieri ha inaugurato un percorso e lo ha fatto affidandosi all’Ordine Nazionale degli Psicologi, a sociologi e alle universita’ italiane che conoscono il tema dei suicidi e dei fattori che portano al malessere individuale: sono stati creati 19 nuclei regionali di assistenza psicologica con annesso numero verde. Ora e’ possibile che questo percorso di aiuto psicologico arrivi anche altre forze armate.

Sul preoccupante fenomeno dei suicidi e’ intervenuto, piu’ volte, Antonio Serpi, Segretario Generale del SIM Carabinieri, la piu’ grande Associazione a carattere sindacale dell’Arma: “Ci sono troppi temi che non si vogliono affrontare, come quello delle pressioni gerarchiche all’interno delle caserme e poi, ancora, il mancato supporto psicologico verso i dirigenti dell’Arma, esattamente come accade nelle societa’ in cui i manager si affidano a professionisti per evitare che il proprio stress e le proprie tensioni, possano ripercuotersi sui dipendenti (militari subalterni). C’e’ il sovraccarico lavorativo che molti colleghi subiscono per aggiungere qualche euro in piu’ nella busta paga, non calcolando, pero’, l’allontanamento dai propri affetti e, quindi, il relativo recupero psico fisico“.

C’e’ poi il problema del malessere collettivo e non solo individuale – continua Serpi – e questo si riflette sui militari piu’ fragili ed esposti al rischio, spesso i piu’ bassi in grado. Tutto cio’ accade nonostante sia scritto nel Regolamento Generale dell’Arma che il quieto vivere deve essere alla base delle organizzazioni che compongono l’intera Istituzione. Molti colleghi, inoltre, percepiscono l’Arma come una organizzazione elitaria favorevole al benessere di pochi e questo non fa bene all’immagine del Corpo ma, soprattutto, non fa bene al sentimento di famiglia che viene meno tra i Carabinieri. Per questo non posso che plaudire, finalmente, all’iniziativa promossa dal Generale Luzi. Una iniziativa che vuole alzare i riflettori e vuole farlo coinvolgendo anche il mondo civile istituendo, per la prima volta, un numero verde sempre disponibile per chi vive un malessere personale. Ma allo stesso Generale Luzi e a tutti i vertici dico, in qualita’ di rappresentante della piu’ grande compagine associativa, che i Carabinieri sono prima donne e uomini di valori e poi dipendenti e vanno trattati con dignita’ e rispetto intellettuale se si vuole sperare in un progresso prima interno e poi verso la societa’ civile. Ai Carabinieri, invece, ribadisco che l’Arma e’ di tutti noi e non di pochi; l’Arma e’ anche di chi e’ in pensione o in congedo. Tutti hanno la possibilita’ di rivendicare i propri diritti in questa realta’ dello Stato e tutti hanno il dovere di contribuire a rendere l’Istituzione un luogo migliore, anche ascoltando il commilitone e suggerendo la via migliore. Dobbiamo prenderci cura dei colleghi piu’ bisognosi, cercando di leggere il malessere e impegnandoci, anche contro disposizioni ingiuste, a creare un clima sereno sul luogo di lavoro affinche’, almeno la Caserma, torni ad essere un rifugio per i nostri colleghi che hanno maggiori problemi. I sindacati possono essere uno strumento forte ed e’ anche un bene che vi siano diverse sigle poiche’, se c’e’ pluralita’, c’e’ anche maggiore possibilita’ di azione nelle sedi in cui si esercita il diritto di rappresentanza”.

(AGI)Mal 301345 APR 22NNNN

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