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Adolescenza e autolesionismo: riconoscere i segnali per gestire il disagio emotivo


Le trasformazioni e le sfide dell’adolescenza

L’adolescenza è un periodo di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, in cui l’adolescente alla ricerca della propria identità pone in essere cambiamenti su molteplici livelli. È una fase delicata che comporta significative trasformazioni fisiche e psicologiche, creando disorientamento sia per i ragazzi che per le loro famiglie. Questo periodo è segnato da emozioni intense, da una forte influenza da parte del gruppo dei pari, dai cambiamenti nel rapporto con le figure genitoriali e dalla ridefinizione dei confini. Inizia intorno agli 11 anni, quando i ragazzi cominciano a pensare in modo più astratto, sviluppano la capacità di generare ipotesi, ragionare logicamente. Tuttavia negli ultimi anni si sta osservando come l’adolescenza possa prolungarsi nel periodo compreso tra i 15-17 anni e i 21 anni. Spesso in questa delicata transizione si fatica a collegare situazioni, pensieri ed emozioni, rendendo difficile la gestione e la comprensione delle emozioni che vengono sperimentate così intensamente. Comprendere il funzionamento emotivo, mentale e relazionale degli adolescenti nei vari contesti di vita è essenziale per supportarli nel loro percorso di crescita.

L’autolesionismo: identifichiamo i segnali di disagio

Gli adolescenti vivono emozioni intense che spesso non riescono a gestire o comunicare; emozioni come tristezza, rabbia e preoccupazione possono trasformarsi in depressione, collera e ansia. Non avendo ancora imparato a gestirle, possono mettere in atto strategie disfunzionali come l’autolesionismo. L’autolesionismo è definito come un “danno deliberato e autoinflitto al proprio corpo senza intento suicidario e per scopi non socialmente accettati” (International Society for the Study of Self Injury, 2018). Gli adolescenti che manifestano comportamenti autolesionistici, soprattutto se ricorrenti, tendono a mostrare più frequentemente altri comportamenti “a rischio” (comportamenti sessuali promiscui, abuso di alcool e droghe, abuso di farmaci). Con il termine autolesionismo si intendono quei comportamenti deliberatamente orientati a provocarsi dolore fisico. Questi comportamenti non sono necessariamente legati a tentativi di suicidio o desiderio di togliersi la vita, ma includono atti come tagliarsi la pelle con oggetti affilati (catting), infliggersi bruciature (burning) e marchiarsi con sigarette o oggetti roventi (branding).

Supporto e Intervento

Non c’è un’unica spiegazione che renda conto dei motivi per cui un adolescente può decidere di tagliarsi. Le motivazioni alla base dell’autolesionismo sono generalmente legate alla necessità di uscire da uno stato di profondo vuoto per riconnettersi alla realtà e alla gestione di stati emotivi spiacevoli percepiti come insopportabili. Il comportamento autolesionistico sposta l’attenzione dal dolore emotivo a quello fisico, considerato più tollerabile. Il dolore fisico, in un primo momento, allenta la tensione, genera sollievo e allontana da esperienze emotive indesiderate. Tuttavia, nel tempo, ciò può generare nuove esperienze emotive spiacevoli, come colpa e vergogna per aver messo in atto il comportamento. L’autolesionismo può rappresentare anche una forma di auto-punizione: il senso di colpa e l’autocritica possono elicitare condotte autolesive in soggetti vulnerabili. L’efficacia dell’autolesionismo nel fornire sollievo aumenta la possibilità di ripeterlo, favorendo l’instaurarsi di circoli viziosi che persistono nel tempo. Il comportamento autolesionistico può rappresentare infine una modalità disfunzionale attraverso la quale ricercare attenzione, richiedere aiuto o comunicare agli altri il proprio disagio. Un gesto estremo utilizzato al fine di urlare al mondo la propria esistenza/presenza e la sofferenza che non si è in grado di comunicare a parole. Internet per molti ragazzi rappresenta l’unico specchio nel quale riflettersi. Gli adolescenti maggiormente a rischio di comportamenti autolesivi, infatti, sono spesso ragazzi isolati, abbandonati a se stessi, senza un’appagante vita sociale, introversi, con una bassa autostima, spesso anche vittime di bullismo e soliti a passare gran parte del proprio tempo sul web. In alcuni casi i ragazzi, sentendosi smarriti e alla ricerca di un modo per gestire ed esprimere le proprie emozioni e la propria sofferenza, visionano contenuti che mostrano gesti autolesionistici. Sui social, a tal proposito, sono sorti numerosi contenuti “tutorial” su come farsi del male, frequentemente nascosti agli adulti tramite hashtag fuorvianti (ad esempio “#cat” rimanda a contenuti di cutting). Questo comporta un alto rischio di emulazione e imitazione, in quanto, i comportamenti autodistruttivi possono essere considerati come l’unica strategia utile per far fronte al proprio malessere.  Come genitori o adulti di riferimento, è fondamentale prestare attenzione ai segnali di disagio negli adolescenti. I comportamenti autolesionistici non devono essere sottovalutati, poiché possono evolvere in comportamenti suicidari e indicano una sofferenza psichica profonda. Un ruolo significativo nel riconoscere questi segnali di allarme può essere svolto non solo dalla famiglia, ma anche dal personale scolastico e dal gruppo dei pari, come amici e compagni di scuola. È essenziale evitare atteggiamenti giudicanti e non condannare il comportamento autolesivo, per favorire la richiesta di aiuto a specialisti che possano fornire un’adeguata valutazione e terapia.

Per qualsiasi informazione in merito potete contattare il Dipartimento Salute e Benessere del SIM, chiamando al numero 3331829832 o scrivendo all’e-mail psicologiamilitare@simcarabinieri.cc

SIM CARABINIERI
Dipartimento salute e benessere
Responsabile Dott.ssa Laura Seragusa
Antonio Romio – Federico Sanità – Matteo Fiore – Valentina Nardella – Erika Segala

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